Patto di maggioranza: voto nel 2018

Patto di maggioranza: voto nel 2018
di Alberto Gentili
Martedì 11 Novembre 2014, 05:51 - Ultimo agg. 13:22
3 Minuti di Lettura
ROMA Alla fine Matteo Renzi ha celebrato il suo primo vertice di maggioranza. E il “sacrificio” è servito. Il premier ha incassato un'intesa sulla legge elettorale e ha blindato la maggioranza: «Governeremo insieme fino al 2018». Obiettivo: spingere Silvio Berlusconi a mettere nero su bianco quel sì, finora solo balbettato, alla rivisitazione dell'Italicum. Oppure andare avanti da solo, insieme alla maggioranza.

Visto che, come ha chiesto e ottenuto a brutto muso Angelino Alfano, la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento scende al 3%. Un livello inaccettabile per l'ex Cavaliere. «Si vede che Renzi ha rinunciato a fare l'accordo con Berlusconi, oppure che modificherà qualcosa...», ha detto a notte Pino Pisicchio, capogruppo del Misto.

Per riuscire a ottenere il via libera dei partiti che sostengono il governo, con tanto di maratona notturna per limare il documento finale, il premier ha proposto durante il vertice un patto in quattro punti su Italicum, riforme costituzionali («il sì della Camera entro marzo»), delega fiscale e Jobs act («approvato entro il 1 gennaio»). E alla fine, nero su bianco, è stato anche scritto che non ci saranno elezioni anticipate fino al 2018: «E' fondamentale che l'orizzonte temporale dell'azione di governo sia la scadenza naturale della legislatura. Votare prima sarebbe una sconfitta inaccettabile per tutti».

Nel testo dell'accordo sono state inserite importanti aperture agli alleati sulla legge elettorale: soglia di sbarramento più bassa, al 3% appunto. Più un listino bloccato “corto”, in modo da permettere il ritorno delle preferenze e pluricandidature. A una condizione: tempi brevi, ma non troppo, per il via libera alla riforma. A dicembre il sì del Senato e a partire da febbraio il ritorno del provvedimento alla Camera per la lettura finale.

Insomma, Renzi cerca di allargare il patto del Nazareno alla sua coalizione di governo. Tant'è che, per una volta, ha preannunciato ad Alfano & C. il prossimo incontro con l'ex Cavaliere: «Vedrò Berlusconi tra domani e mercoledì», prima della riunione della Direzione del Pd che dovrà sancire una volta per tutte l'intesa.

«Le regole del gioco si fanno insieme. Però bisogna farle. Non si può rinviare all'infinito», ha esordito il premier aprendo il vertice. E subito dopo, per spingere gli alleati al sì: «Noi non vogliamo le elezioni anticipate, vogliamo andare al 2018. Lo mettiamo per iscritto stasera in un documento finale della riunione. Chiedo compattezza e una linea unitaria».

Compattezza e linea unitaria che dovranno valere, oltre che per l'Italicum, anche per la riforma costituzionale, il Jobs Act e la delega fiscale: «Vogliamo fare il più veloce possibile». Poi, entrando nel merito dei ritocchi alla legge elettorale, Renzi ha aggiunto: «Il premio alla lista è un fattore di novità storica, per il Paese e fa dell'Italia un Paese all'avanguardia».

A tutti, da Alfano e Nunzia De Girolamo, da Riccardo Nencini a Bruno Tabacci, da Pisicchio a Lorenzo Dellai, Renzi nelle tre ore di vertice ha illustrato le linee guida della riforma. Ha detto e ripetuto che non vuole le elezioni. E soprattutto ha aperto a una soglia di sbarramento più bassa e a una maggiore quota di preferenze che dovrebbe limitare il listino bloccato.