Pdl, le colombe stoppano Berlusconi
lettera di 24 senatori per blindare Letta

Pdl, le colombe stoppano Berlusconi lettera di 24 senatori per blindare Letta
di Mario Ajello
Martedì 22 Ottobre 2013, 09:21 - Ultimo agg. 14:29
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Guerra, ancora guerra. Nel Pdl. Le raffiche dei "lealisti" di Fitto contro l’esecutivo, le accuse di tradimento che i falchi muovono contro Quagliariello. In particolare per l’intervista al Messaggero (la senatrice Bonfrisco ne parla come di un «apprendista stregone che cerca di produrre formulette centriste paleo-politiche», l’ex ministro Romano: «Trame nel nostro partito». Per non dire delle bordate di Nitto Palma). Il «sabotaggio» - così lo chiamano gli alfaniani - che gli avversari interni stanno praticando ai danni dei ministri azzurri ieri hanno provocato un documento di reazione, un vero e proprio testo di blindatura del governo vergato dai senatori vicini ad Alfano. Lo scopo: guai a chi tocca Quagliariello, guai a chi delegittima i nostri magnifici cinque che lavorano al fianco del premier Letta, guai a usare i colpi scagliati addosso a Palazzo Chigi per far tremare gli assetti interni del Pdl e togliere peso al segretario Angelino. Il quale naturalmente benedice l’iniziativa dei suoi sodali.





LA CONTA

E insomma, se guerra dev’essere ancora, allora contiamoci: è la sfida degli angeliniani. Si legge nella lettera: «Non è più possibile tollerare la critica distruttiva e permanente al governo». Ora basta: «Altrimenti, i reiterati richiami all’unità suonerebbero come moneta falsa, dietro la quale si cela la volontà di determinare una volontà di fatto». L’accusa: scissionisti! Le firme: quelle dei senatori che riuscirono a far votare al Pdl la fiducia al governo il 2 ottobre - da Gentile a Viceconte, Sacconi e Giovanardi, Naccarato, D’Ascola, Bianconi, Augello e via così - più tre nuovi arrivi: Fazzone. Azzollini, Conti. Spiega Gentile: «Noi berlusconiani della prima ora sappiamo bene che non esiste, nella mente di un grande uomo come Berlusconi, il ricorso a metodi manichei e ad attacchi così esagerati contro il governo e contro chi non la pensa come Fitto. Noi comunque saremo unitari fino all’ultimo respiro». La partita riguarda anche l’«azzeramento» delle cariche di partito voluto da Fitto, con riassunzione di tutti i poteri nelle mani di Berlusconi, che andava sancita nell’ufficio di presidenza previsto per domani o per giovedì. I falchi sostengono che Berlusconi, di ritorno oggi a Roma, lo convocherà. Le colombe fanno resistenza. I falchi più sinceri dicono sottovoce che almeno per ora Berlusconi non ha la forza di imporre ad Alfano questo redde rationem. E comunque il Cavaliere è ormai determinato a riprendersi il partito, e togliere qualche potere al Delfino, ma cerca di convincerlo con le buone e anche ieri gli si è rivolto così: «Rimettiamo ordine nel partito, e non preoccuparti: sarai vice-presidente del Pdl-Forza Italia e sarai il candidato premier alle prossime elezioni». Ma Alfano e i suoi cercano di prendere tempo. Anche le ipotesi circolanti in queste ore sorgono e si inabissano continuamente perchè l’incertezza è totale: Alfano vice-presidente del partito, due diarchi come coordinatori (il falco Verdini e la colomba Lupi) e qualcun altro (ma non Fitto) al posto lasciato libero al ministero delle Infrastrutture? Intanto, Santanchè incalza nei suoi attacchi a Napolitano (del tutto condivisi da Berlusconi e di questo tipo: «Ha tradito l’aspettativa della pacificazione»). Il mediatore Gasparri vede di buon occhio un ufficio di presidenza e lo spiega così: «C’è un attacco politico-giudiziario al trono di Berlusconi, e per difendere meglio il re c’è bisogno di un’organizzazione più chiara». Ma anche della ridefinizione di una linea politica e quella all’insegna del Ppe italiano che il tandem Casini-Mauro propone al partito azzurro (e che non passa dal «berlusconicidio») trova molto favore dalle parti di Alfano. E di chi, come il senatore Viceconte che ha appena chiuso l’accordo con l’Udc e altri per le regionali in Basilicata il 17 e 18 novembre, parla così da governista convinto: «Una riedizione della Casa della libertà è ciò che serve. L’operazione di Casini e Mauro rilancia la nostra battaglia per un Pdl e un centrodestra con Berlusconi punto di riferimento e, come stella polare, una cultura moderata e non populista».





L’iniziativa dei moderati per un nuovo centrodestra sta portando sconquasso nel Pdl. Perchè se i falchi fanno muro, anche nel cuore degli azzurri non certo eterodossi - è il caso della falca Mara Carfagna e di Gasparri - si nota con soddisfazione la svolta bipolarista del leader dell’Udc. Con il quale Alfano ha naturali «convergenze parallele», anche se i due stanno attenti a che non vengano strumentalizzate le loro sintonie. Che potrebbero portare a un nuovo progetto comune e non a un’impossibile riedizione della Dc.





NO TREGUA

Di fatto, la road map di Berlusconi verso un ufficio di presidenza che risistemi tutto si sta facendo difficile per effetto della recrudescenza della guerra registratasi ieri. Sandro Bondi infila l’elmetto e parte alla carica: «Non dubito che il segretario Alfano e il capogruppo Schifani vorranno stigmatizzare la dichiarazione di 24 senatori del Pdl, fatto gravissimo in quanto espressione di una corrente organizzata, attraverso cui si pretenderebbe di limitare in modi e toni inusuali il libero e legittimo confronto sulla legge di stabilita».



Berlusconi intanto, nella testa, ha soltanto la paura che lo arrestino. Vuole ordine nel partito perchè «meglio stiamo insieme e meglio risponderemo all’assalto in Senato. E non capite - implora i contendenti - che sparandovi addosso tra di voi i veri colpi li prendo io?». Loro lo capiscono, ma continuano. Lui si sente scoraggiato («Rischiano di precipitare nei sondaggi se non la smettete perchè i nostri elettori sono disgustati da queste lotte di Palazzo») però all’iniziativa degli ex montiani e ai tempi lunghi sulla decadenza un pensierino positivo si sforza di dedicarlo: «In Senato, può accadere di tutto». E nel partito, può accadere quasi di peggio.
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