Pdl, nuovo strappo di Alfano: documento di 30 senatori a sostegno del governo Letta

Alfano e Berlusconi
Alfano e Berlusconi
Mercoledì 6 Novembre 2013, 22:53 - Ultimo agg. 7 Novembre, 15:04
3 Minuti di Lettura

Nuovo strappo di Angelino Alfano e dei cosiddetti innovatori che ribadiscono: ilgoverno deve andare avanti. A breve faremo conoscere il documento degli "innovatori" del Pdl con le nostre posizioni sul partito, il governo, il futuro. E lo diffonderemo». Lo scrive su Twitter il senatore del Pdl Roberto Formigoni, che racconta: «All'incontro di noi "innovatori" ieri sera con Angelino Alfano, c'erano trenta senatori, alcuni deputati. Lavoriamo per un Pdl di governo - afferma - a struttura democratica».

L'accelerazione di Silvio Berlusconi, che - accogliendo le richieste dei lealisti di accorciare i tempi del passaggio formale alla nuova Forza Italia - ha convocato il Consiglio nazionale del Pdl per il 16 novembre, ha mandato in fibrillazione le colombe.

Come in occasione del voto di fiducia del 2 ottobre, ancora una volta Angelino Alfano si trova davanti a un bivio: allinearsi al Cavaliere o uscire. Gli innovatori hanno preparato un documento da contrapporre a quello di Raffaele Fitto: già ieri sera, alla cena di palazzo Marini, Gaetano Quagliariello faceva girare un testo per raccogliere tutte le firme necessarie.

Non tutti gli alfaniani, però, sarebbero determinati a rompere dando vita a gruppi autonomi. Si attende una parola chiara e definitiva dal vicepremier, che fino all'ultimo cercherà di scongiurare una scissione o, se proprio la situazione dovesse precipitare, proverà a ottenere una separazione consensuale.

Allo stato, le colombe possono contare su 32 senatori (compresi quelli della cosiddetta lettera dei 23) e oltre 30 deputati. Gli alfaniani assicurano che i falchi non hanno i due terzi del Consiglio nazionale formato da oltre 800 membri per dettare la linea sul partito e sul governo. In queste ore di gran confusione e tensione spetterà ad Alfano sbrogliare la matassa. La riunione di ieri sera a palazzo Marini ha segnato un'ulteriore svolta politica per i falchi, che ormai considerano «Angelino, i ministri e le colombe fuori dal partito».

Di certo i filogovernativi non molleranno la presa sulla necessità di tenere in vita le larghe intese per il bene del paese e si preparano alla conta del 16 novembre, convinti che Berlusconi in realtà oggi abbia voluto mandare soprattutto un messaggio all'esterno, preoccupato di mostrarsi come un uomo solo e lasciato indifeso al suo destino giudiziario.

Secondo gli innovatori soprattutto per ragioni tattiche il Cav avrebbe scelto di riprendersi tutto, comprese le

fidejussioni che garantivano le risorse al Pdl e di andare allo show down del Cn che dovrà votare il cambio di nome e di statuto. Ma fino alla data della convocazione c'è ancora tempo per trattare e disinnescare la mina della rottura.