Cala il Pil dell'Italia, il rallentamento nel 2019 potrebbe costare 5 miliardi

Cala il Pil dell'Italia, il rallentamento nel 2019 potrebbe costare 5 miliardi
di Luca Cifoni e Marco Conti
Sabato 1 Dicembre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 13:10
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Come incide il rallentamento dell'economia italiana sulla legge di bilancio a cui governo e Parlamento stanno lavorando? Il dato dell'Istat si riferisce al terzo trimestre di quest'anno mentre le scelte della manovra toccano il 2019; é chiaro quindi che il problema non riguarda questo singolo decimale di punto in meno, ma piuttosto la situazione che si determinerà nei prossimi mesi a seguito di una tendenza che almeno per il nostro Paese appare pericolosamente negativa, come indicano anche le stime del Centro Studi di Confindustria sulla produzione industriale. I numeri scritti dal governo per il prossimo anno dipendono in modo decisivo dalla scommessa della manovra espansiva, che dovrebbe far aumentare il prodotto dello 0,6 per cento del Pil rispetto allo scenario tendenziale. Lo stesso esecutivo aveva già chiarito che in caso di andamento meno favorevole sarebbe intervenuto in modo quasi automatico con tagli di spesa.
 
In ogni caso, per avere un'idea di quante risorse finanziarie verrebbero meno occorre naturalmente fare un'ipotesi sull'effettiva crescita del 2019. Il governo indica un valore tendenziale dello 0,9 per cento e un obiettivo programmatico pari all'1,5. Se invece il dato rimanesse inchiodato ad un livello dell'1% o poco meno (è la stima ad esempio di Intesa San Paolo, che proprio ieri ha evidenziato ulteriori rischi al ribasso) allora andrebbe valutato l'impatto di quello 0,6 per cento che non si è materializzato. In condizioni normali, la minor crescita porta con sé entrate fiscali più basse e maggiori spese per lo Stato ad esempio sotto forma di ammortizzatori sociali: approssimativamente si traduce in un incremento del disavanzo di circa la metà. Dunque uno 0,3 per cento, ovvero circa 5 miliardi di maggior disavanzo da compensare, volendo mantenere l'obiettivo programmato.

Ora che il mantra del governo è evitare la procedura d'infrazione «perchè crea fibrillazioni», come sostiene il presidente del Consiglio Conte, nella Commissione Bilancio della Camera si fatica a riportare l'asticella dal 2,4% al 2%. Al punto che il testo arriverà in aula non più martedì ma mercoledì facendo slittare anche il voto di fiducia che con ogni probabilità verrà messo per cercare di recuperare il tempo perduto a discute di «letterine», «numerini» e «Babbo Natale». D'altra parte la crescita record pronosticata dal governo giallo-verde non c'è e da Buenos Aires, dove Conte e Tria sono in costante rapporto con Juncker e Moscovici, arrivano indicazioni di abbassare il più possibile l'asticella perché arrivando la gelata sul Pil l'Italia rischia di aver molto bisogno dell'ombrello europeo. Conte e Tria, che oggi rientrano dall'Argentina, sono attesi da una domenica di super lavoro visto che insieme dovranno incontrare i due vicepremier Di Maio e Salvini per mettere a punto l'emendamento da approvare poi al Senato con il quale la manovra verrà rimodulata e che conterrà anche le due misure, Reddito e pensioni, care a M5S e Lega.

Obiettivo del rush finale resta quello di varare la manovra prima del 19 dicembre quando l'Ecofin sarà chiamato ad esprimersi sulle considerazioni della Commissione Ue.

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