Napoleone, presidente del Cnel dallo scorso 30 luglio, imprenditore abruzzese, non se la prende nemmeno quando gli si ricorda come il presidente del Consiglio Matteo Renzi abbia ironizzato sul suo cognome («Si chiama Napoleone e dimostra grandi ambizioni») e ribatte: «Guardi, la storia del cognome me la porto dietro, inevitabilmente, da sempre.
Ma mi ha portato bene. Perché a scuola mi interrogavano sempre sull'imperatore dei francesi e io me cavavo benissimo. Specie con il '5 maggio» di Manzoni, ha presente?«. »Comunque -prosegue- i momenti della politica sono i momenti della politica. Qui parliamo di Costituzione ma le radici dell'articolo 99 che riguarda il Cnel risalgono all'epoca di Giolitti. E anche i Trattati istitutivi dell'Ue prevedono che siano i Comitati economici e sociali europei a fornire pareri obbligatori su certi temi«. E allora, avanti con una seconda vita, senza nascondere la necessità di correzioni di rotta, ma, insomma, senza l'angoscia dell'altare sacrificale: »La nostra funzione -ribadisce Napoleone- è quella di favorire il superamento delle contrapposizioni socio-economiche. E proprio il Presidente Mattarella si richiama spesso all'unità e alla concordia sociale allo scopo di 'recuperare il senso del vivere insiemè. È sempre un problema di diritti: i grandi gruppi economici sanno legittimamente difendersi da soli. Noi ci siamo per gli altri, per i tanti che non vengono tutelati a sufficienza«.