Quando Ciampi disse basta
al bicameralismo perfetto

Quando Ciampi disse basta al bicameralismo perfetto
Venerdì 16 Settembre 2016, 13:34
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Carlo Azeglio Ciampi avrebbe compiuto 96 anni il prossimo 8 dicembre e dal 2004 il suo cuore era sostenuto da un un pacemaker per fronteggiare le crisi di ipotensione che più volte avevano segnato il suo settennato e gli anni successivi. Gli anni post Colle sono stati segnati da una intensa attività culturale e politica con la pubblicazioni delle memorie e di libri intervista.

Tra le ultime vicende che lo hanno chiamato in causa ci sono quelle legate al libro di Alan Friedman «Ammazziamo il Gattopardo» e al superamento del bicameralismo. Il giornalista inglese aveva scritto che Ciampi aveva sondato Monti per un incarico a Palazzo Chigi già durante il settennato. Ciampi rinvio ai suoi diari ma sostanzialmente non smentì: «Francamente non ricordo di aver contattato informalmente, da capo dello Stato, Mario Monti per sondare la sua disponibilità per un eventuale incarico», «ma anche se lo avessi fatto non ci sarebbe stato alcunché di anomalo. Ogni capo dello Stato ha diritto ad avere contatti riservati».

Ciampi, in un'altra intervista a Il Messaggero, aveva auspicato una riforma che «faccia del Senato una sede di riflessione e di collegamento tra l'interesse nazionale e le autonomie territoriali». «Bisogna superare inutili duplicazioni e quindi dire basta al bicameralismo perfetto». «Dopo anni di incertezza ora è il momento di agire». «La ricerca di ampie intese sui cambiamenti della Carta costituzionale è, ovviamente, sempre auspicabile. Ma le esigenze - rispondeva Ciampi - vanno valutate anche a seconda dei momenti storici.

Nella sua ultima uscita pubblica, in un'intervista di fine agosto sempre rilasciata al quotidiano romano, l'ex presidente dedica una sua riflessione all'Europa. Complice il vertice a tre di Ventotene Ciampi sottolineò come ormai fosse «chiaro che serve un rilancio ideale sul versante dell'Unione politico-economica», altrimenti «le stesse fondamenta dell'Ue sono a rischio». «A Ventotene nei momenti più drammatici della guerra fu immaginata una nuova Europa che ripudiasse divisioni ed intolleranze e costruisse, piuttosto, nella democrazia e nella libertà, un sistema di sovranità condivisa tra i popoli», aveva ricordato. Un messaggio ancora attuale, ma ora occorre «combinare idealismo e pragmatismo, accettando come temporanee le sconfitte e andando avanti».
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