«Quel contratto è illegale, così Raggi può decadere»

«Quel contratto è illegale, così Raggi può decadere»
di Sara Menafra
Martedì 3 Gennaio 2017, 08:58 - Ultimo agg. 22:25
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Il contratto con una penale da 150.000 euro firmato dai consiglieri comunali e dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, con il Movimento 5Stelle potrebbe essere nullo. Lo pensa - e fin qui nulla di strano - l'avvocato Venerando Monello che per primo ha presentato ricorso al tribunale civile di Roma e concordano le parlamentari Pd Monica Cirinnà e Stella Bianchi che lo hanno sostenuto politicamente. Ma ora si scopre che qualcosa di molto simile è scritto anche nella memoria che Raggi ha inviato al Tribunale civile di Roma in vista dell'udienza del prossimo 13 gennaio.

La prossima settimana, infatti, il Tribunale dovrà pronunciarsi nel merito di una causa, intentata da Monello appunto, che ruota intorno a due richieste: l'annullamento del contratto nel quale si prevede una penale da 150mila euro per i consiglieri eletti coi 5Stelle in caso di violazione dei principi del Movimento oppure, in alternativa, la decadenza del sindaco che lo ha firmato.

LA MEMORIA
Nella memoria presentata in vista dell'udienza, parlando di «Incompatibilità della domanda di decadenza», i legali di Raggi dicono esplicitamente che il contratto firmato dal sindaco può essere considerato nullo. Insomma, sempre secondo i legali della Raggi, in caso di lite del sindaco con i responsabili dei 5Stelle non sarebbe la Raggi a decadere ma, al contrario, il primo cittadino rimarrebbe al suo posto senza dover rispondere della firma di un contratto considerato illegittimo: «In virtù del noto principio vigente nel nostro ordinamento secondo cui quod nullum est nullum producit effectum - si legge nella memoria - l'eventuale dichiarazione di nullità del codice di comportamento accerterebbe in automatico l'inesistenza ex tunc di qualsivoglia obbligo in capo a Virginia Raggi in virtù della sottoscrizione del suddetto codice».

Gli avvocati di Raggi nella loro memoria conclusiva riprendono un principio di base del codice civile, ovvero che nessuno può essere vincolato ad un contratto illecito o immorale. Vale a dire, per stare sul paradosso, che l'accordo in cui si vende un arto del proprio corpo non può essere fatto valere in nessun grado di giudizio. Il problema però è che a utilizzare questo argomento, facendo capire che la possibilità della nullità esiste eccome, è lo stesso sindaco di Roma. Un dettaglio non da poco, visto che gli avvocati di Beppe Grillo, pure costituiti in giudizio, non toccano proprio l'ipotesi della nullità.

Ad animare la battaglia che potrebbe portare all'annullamento del contratto di Raggi (e di tutti quelli firmati da consiglieri e parlamentari) è stato l'avvocato Venerando Monello del foro di Roma. «Ho letto del contratto a febbraio scorso e dopo le elezioni ho deciso di avviare il ricorso», spiega: «E' il diritto che stabilisce i confini in cui si muove la politica ed è al diritto che dobbiamo rivolgerci tutte le volte che subiamo o notiamo un abuso. Un fondamento delle democrazie occidentali che ai miei occhi ha sempre avuto un certo peso è che chi lotta per un proprio diritto lotta per far valere i diritti anche degli altri». L'avvocato non nasconde di essere un iscritto del Partito democratico: «Nelle memorie difensive i legali 5Stelle mi danno dell' esponente, parola che credo andrebbe usata per i dirigenti del partito e non certo per me che faccio l'avvocato».

LA POLEMICA
Convinta che il ricorso presentato dall'avvocato Monello farà decadere tutti i contratti firmati dai Cinque Stelle è soprattutto la senatrice del Pd Monica Cirinnà che ha una lunga esperienza da consigliere comunale alle spalle e nelle scorse settimane ha reso pubblica una copia del contratto: «La prova del fatto che anche i 5Stelle sanno di aver scritto un testo molto grave è nel nuovo codice etico presentato da Grillo. Quel codice supera il contratto, elimina la penale ma nel merito mantiene inalterati i principi. Anzi ora ci sarà il paradosso che anche i membri indipendenti delle giunte saranno vincolati ad un codice al quale non hanno aderito».