Voto all'estero, dalle buste spunta anche un assegno da settemila pound

Voto all'estero, dalle buste spunta anche un assegno da settemila pound
di ​Mauro Evangelisti
Lunedì 5 Dicembre 2016, 07:10 - Ultimo agg. 07:11
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CASTELNUOVO DI PORTO. Dentro le buste arrivate da tutte il mondo con il voto degli italiani che vivono oltre confine è stato trovato di tutto: un assegno da settemila pound, certificati di morte (uno in Francia e uno in Germania), una lettera indirizzata una banca. In alcuni casi è emerso che lo stesso elettore aveva inviato due schede. Gli ultimi dei 1.483 seggi del voto all'estero si sono insediati solo prima delle 19.30. Nella cittadella formata da alcuni capannoni industriali, a Castelnuovo di Porto, dove sono stati trasportati i mille sacchi con 210 voli differenti da tutto il mondo che contenevano le schede inviate dagli italiani all'estero, a metà giornata regnava il caos. In serata trentacinque sezioni dall'America Latina, hanno commesso un errore formale, aprendo le schede con il voto prima delle 23.

Forza Italia le ha contestate. Il Movimento 5 Stelle ha accusato: abbiamo verificato che c'erano schede aperte, qualcuno potrebbe avere votato anche più volte, la legge va rivista. C'è stata anche la protesta di due consiglieri regionali del M5S perché non veniva consentito loro di entrare, c'era stato un disguido per l'accreditamento come rappresentanti di lista (alla fine i funzionari della Corte di appello lo hanno lasciati passare). Altre puntate del caos: mancavano centinaia di scrutatori, perché in molti avevano rinunciato, altri erano stati traditi dal navigatore visto che non era affatto semplice trovare i capannoni. Non solo: non hanno risposto all'appello 97 presidenti di sezioni e per la surroga si è attinto ai circa 800 vigili urbani e dipendenti del Comune di Roma che erano stati stipati in una sala convegni, pronti a intervenire in caso di bisogno. In attesa di capire il responso degli italiani all'estero, oggetto di veleni durante la campagna referendaria, tanto che quelli del no hanno annunciato ricorso se il loro voto fosse risultato decisivo, si sono trascinate le accuse di chi paventava trucchi e trucchetti. Il più attivo in questo genere l'ex candidato alla presidenza della Regione Lazio M5S, Davide Barillari: «Ci sono mille modi per truccare il voto, lo stiamo verificando girando per i seggi, presenteremo ricorso se il voto all'estero risulterà decisivo». Silvana De Niccolò, anche lei consigliere regionale grillina: «C'è moltissimo caos, molti errori, ma tutto in buona fede».

Vagare da una sezione all'altra eludendo i controlli nella sterminata cittadella del voto all'estero era assai semplice, ma questo non significa che ci siano stati brogli. Secondo Patrizia Prestipino, rappresentante di lista del Pd, «tutto sta avvenendo tranquillamente», mentre Pasquale Calzetta di Forza Italia osserva: «Stanno annullando molti voti in arrivo dall'America Latina». Uno dei problemi principali è stata la incertezza del voto postale: le buste inviate dagli italiani all'estero (avevano diritto al voto in quattro milioni), contenevano la scheda elettorale compilata in una busta più piccola e il tagliando corrispondente al votante in un'altra. In pratica prima dell'apertura delle urne presidenti e scrutatori dovevano verificare che il nome contenuto nel tagliandino risultasse tra coloro che effettivamente avevano diritto al voto. Se il nome non compariva nella lista, la scheda andava buttata. Alcuni presidenti però hanno accumulato le schede prima della verifica dei tagliandi, rendendo così assai complesso eliminare i voti di chi non risultava negli elenchi.
 
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