Renzi, Bruxelles, il referendum e la sfida della legge di Bilancio

Renzi, Bruxelles, il referendum e la sfida della legge di Bilancio
di Marco Conti
Giovedì 20 Ottobre 2016, 11:08 - Ultimo agg. 11:27
2 Minuti di Lettura
BRUXELLES  "La crisi dei migranti durerà anni". Oggi ennesimo Consiglio europeo con al centro il problema dei migranti. Dopo la brusca frenata avvenuta a Bratislava nell'ultima riunione dei Ventotto, l'Italia cerca di rimettere sui binari un tema che i paesi del Nord Europa fingono di non conoscere. Anche se sono pronti a contestare all'Italia la legge di Bilancio che non conteggia le spese sostenute per salvataggi e ospitalità e le risorse destinate al terremoto.
Anche se al Consiglio europeo di oggi e domani non si parlerà solo di migranti ma anche del rapporto con la Russia e della Brexit, il tema resta centrale. Nella  bozza delle conclusioni si cita esplicitamente l'Africa dicendo che "il Consiglio richiama l'importanza di continuare il lavoro verso l'implementazione di un quadro di partnership per la cooperazione con i singoli Paesi di origine o di transito, con un focus iniziale sull'Africa". "Un piccolo passo in avanti - spiega il sottosegretario Sandro Gozi - unito al ruolo che la polizia di frontiera dovrà avere nelle operazioni di rimpatrio di coloro che non hanno diritto d'asilo".

Matteo Renzi arriva oggi a Bruxelles dopo la trasferta americana che lo ha visto in perfetta sintonia con il presidente Barack Obama sulla questione dei migranti, ma soprattutto sulla necessità di rilanciare la crescita mettendo in soffitta l'austerity in salsa tedesca. I due temi si intrecciano e Renzi anche ieri, lasciando Washington, ha picchiato duro chiedendo la procedura d'infrazione per i paesi che non rispettano l'accordo a suo tempo raggiunto a Bruxelles sulla ripartizione dei migranti. 

Se Renzi alza la voce, la Commissione getta acqua sul fuoco delle indiscrezioni che vorrebbero a breve una contestazione di alcune parti della legge di Bilancio da parte della commissione di Moscovici. Sembra però  difficile che prima del referendum di dicembre possano essere avanzate corpose richieste di correzione al rapporto deficit-pil e alle misure introdotte nella legge di Bilancio. È molto probabile che solo dopo il 4 dicembre possa aprirsi una trattativa anche se la vittoria dei "no" rischia di far mancare l'interlocutore principale, ovvero Matteo Renzi che molto difficilmente potrebbe rimanere al suo posto. Mentre una vittoria dei "sì" lancerebbe in orbita "il leader per l'Europa", come Obama ha definito Renzi, che tornerebbe a metà dicembre a Bruxelles ancor più forte per il successo ottenuto in Patria contro la destra e i populisti e ancor meno disponibile a discutere di "zero-virgola".
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA