Pd, Renzi scarica De Luca:
«Così cambio la segreteria»

Pd, Renzi scarica De Luca: «Così cambio la segreteria»
Domenica 15 Gennaio 2017, 14:49 - Ultimo agg. 16 Gennaio, 10:21
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«Ammaccato» dopo una sconfitta che «brucia», ma consapevole che il Pd resta «il primo partito» del paese. Che, comunque, va rilanciato con «volti nuovi» e un programma che dia una nuova visione partendo dalle realtà locali. Con queste certezze, Matteo Renzi terrà a battesimo in settimana la nuova segreteria dem con alcune novità nelle presenze come lo scrittore Gianrico Carofiglio. Ma il vero pallino del leader è uno solo: il programma elettorale al quale lavorerà in prima battuta lui con Tommaso Nannicini e un intero team composto da sindaci e da esponenti della società civile.

Nell'intervista a «La Repubblica», il leader dem non scopre le carte sul rilancio del partito, compito a cui si dedicherà a tempo pieno nei prossimi mesi oltre a seguire la partita della legge elettorale. Ma fissa alcuni punti, a partire dalla necessità di energie fresche, ammettendo che, al di là dei toni, Roberto Saviano aveva ragione a criticare il suo asse al Sud con il «notabilato», incarnato in primis da Vincenzo De Luca.

All'insegna del rinnovamento, quindi, nascerà a metà della prossima settimana, con l'annuncio forse già mercoledì nella riunione con i segretari regionali, la segreteria, che non farà tabula rasa della precedente, le conferme non mancheranno, spiegano fonti dem, come i vicesegretari e il responsabile economico Filippo Taddei, ma avrà nuovi innesti: Tommaso Nannicini al programma, Carofiglio alla Comunicazione, Piero Fassino agli Esteri, e il contributo esterno di sindaci come il reggino Falcomatà e il primo cittadino di Ercolano, Ciro Bonajuto. Entrerà anche il ministro Maurizio Martina, mentre la minoranza dem è decisa a restare fuori perché non vede un cambio di linea politica da parte del segretario.

Nel suo ritorno sulla scena mediatica, d'altra parte, pur non vedendo la scissione del Pd all'orizzonte, il segretario non fa sconti alla sinistra interna: «Sarebbe una scissione dei parlamentari, non degli iscritti che al 91% hanno votato Sì al referendum». E alla vecchia guardia: «Mi hanno attaccato ogni giorno, anche in modo sgradevole a livello personale, quasi fosse stata lesa maestà sconfiggerli al congresso». Ed è proprio sull'«inconsapevolezza» della fuga degli elettori del Pd che la minoranza non vede «alcun cambio di marcia» nella prima intervista dell'ex premier dopo il 4 dicembre. «Altro che 91% di sì - sostengono fonti della minoranza - in alcune regioni anche il 50% dei nostri elettori ha votato No».

La resa dei conti interna si consumerà comunque solo al congresso che per Renzi si farà come previsto nel 2018. E se si andrà a elezioni anticipate, lui è pronto a sfidare eventuali altri candidati premier alle primarie anche di coalizione. In ogni caso, all'appuntamento elettorale, l'ex premier vuole arrivare preparato sopratutto sui contenuti. «Il programma è la cosa più importante», ripete ai suoi pungolando l'ex sottosegretario Nannicini a raccogliere dossier dai gruppi parlamentari, dalle realtà locali, per poi scrivere «in modo originale» gli impegni per l'Italia che Renzi si ricandida a guidare.

A questo obiettivo servono i due seminari, uno con Pier Carlo Padoan sull'evasione fiscale, l'altro con Marco Minniti sull'immigrazione, che il leader dem promuoverà la settimana prossima.

Il 21 poi ci sarà una mobilitazione dei circoli Pd ed il 27 e 28 l'assemblea nazionale degli amministratori Dem: un appuntamento su cui Renzi punta molto per «dare una nuova visione generale al Paese partendo dalle realtà locali».

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