Renzi riparte sulla legge elettorale
tra contatti con Fi e voglia di urne

Renzi riparte sulla legge elettorale tra contatti con Fi e voglia di urne
Domenica 8 Gennaio 2017, 21:03 - Ultimo agg. 9 Gennaio, 08:40
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Lanciare in settimana un'iniziativa politica per avviare il confronto con gli altri partiti sulla legge elettorale. Resta questa, affermano i vertici del partito, l'ipotesi sul tavolo del Pd alla vigilia della ripresa dei lavori parlamentari. La 'road map' sarà però definita solo nei prossimi giorni, quando Matteo Renzi, che riprenderà il lavoro al Nazareno dopo tre settimane di assenza dalla scena politica, tirerà le somme dei contatti informali avuti dagli sherpa di Forza Italia e degli altri partiti. E in una riunione con i dirigenti Dem valuterà se rilanciare la proposta di un tavolo prima della sentenza della Consulta o attendere il verdetto della Corte.

Nei prossimi giorni i capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda incontreranno a Palazzo Chigi il premier Paolo Gentiloni per fare il punto sull'attività delle Camere e i tanti dossier aperti. Tra questi anche la legge elettorale, un tema su cui Gentiloni ha riservato al governo un ruolo di «facilitatore» nei rapporti tra i partiti. E al suo ruolo sembra intenzionato ad affidarsi, quando si entrerà nel vivo, Silvio Berlusconi. Il Cavaliere in settimana dovrebbe tornare a Palazzo Grazioli, per riprendere le fila del partito. Mentre Renzi riavvierà al Nazareno, dove sarà probabilmente da martedì, il lavoro - mai del tutto interrotto durante le vacanze - per rafforzare il Pd.

Sulla legge elettorale il leader Dem dovrebbe tenere una riunione con i vertici del partito nei primi giorni della settimana. Sarà quella la sede per decidere se, come probabile, chiamare gli altri partiti a sedersi subito a un tavolo, a partire dalla proposta Pd di ritorno al Mattarellum. Solo la Lega resta a favore, ma Renzi vuole che ciascuno si assuma la responsabilità di prendere una posizione alla luce del sole, anche per far emergere l'intenzione di alcuni di temporeggiare per non andare al voto. E anche se i giochi veri si apriranno dopo il 24 gennaio, con la sentenza della Consulta che definirà il campo, fin d'ora gli sherpa di Pd e Fi hanno provato a ipotizzare un sistema, con sbarramento al 5% e premio di maggioranza limitato del 10% che potrebbe andare bene al Cav e ben armonizzarsi con il Consultellum. Un accordo, affermano però i deputati renziani, passerebbe dalla disponibilità di Berlusconi a permettere elezioni anticipate entro giugno.

Se anche dopo la Consulta dovesse proseguire lo stallo, avverte il pasdaran Roberto Giachetti, il Pd potrebbe decidere di togliere la fiducia al governo («peraltro guidato dal mio migliore amico») e aprire la strada al voto con la legge elettorale così come modificata dalla Consulta: «Il Presidente della Repubblica non potrebbe che prenderne atto». Ma l'ipotesi fa insorgere la minoranza Pd, che Giachetti accusa di non volere il voto. Federico Fornaro afferma: «Giachetti si candida a capo del partito dell'avventura e degli irresponsabili». E Davide Zoggia: «Il Pd la smetta con politiche muscolari e lavori per costruire, anche in tempi brevi, la più larga convergenza su una legge elettorale armonizzata tra Camera e Senato»
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