Consip. Renzi: «Se mio padre è colpevole spero in una pena doppia»

Consip. Renzi: «Se mio padre è colpevole spero in una pena doppia»
Venerdì 3 Marzo 2017, 19:54 - Ultimo agg. 4 Marzo, 08:31
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«Se c'è un parente di un politico indagato in passato si pensava a trovare le soluzioni per scantonare il problema ed evitare i processi. Io sono fatto in un altro modo: per me i cittadini sono tutti uguali. Anzi. Se mio padre secondo i magistrati ha commesso qualcosa mi auguro che si faccia il processo in tempi rapidi. E se è davvero colpevole deve essere condannato di più degli altri per dare un segnale, con una pena doppia». Lo dice Matteo Renzi a Otto e mezzo.

«Se ci sono ricatti si va dai magistrati. Vogliamo essere chiari: stiamo parlando di soldi pubblici e allora se ci sono ricatti e reati, se ci sono tangenti c'è il dovere di fare i processi. Noi siamo persone perbene, non abbiamo paura dei processi. Anzi. Erano quelli di prima che facevano i lodi e il legittimo impedimento per non fare i processi. Si va in tribunale e si guarda chi ha ragione e chi ha torto» ha proseguito l'ex premier. 

«Luca Lotti dovrebbe dimettersi? A mio giudizio assolutamente no» ha detto il segretario del Pd. «La moglie e i figli sappiano di avere una persona straordinariamente onesta in casa. Non accetto processi sommari. Sono pronto a scommettere che questo è un reato che Lotti e Del Sette non hanno commesso, ma ovviamente non sta a me deciderlo», ha aggiunto. «Non sto in un partito guidato da un pregiudicato, io ai miei principi ci tengo. Io ho una fedina penale diversa da Beppe Grillo» ha chiosato.


Oggi si è concluso dopo oltre tre ore l'interrogatorio di suo padre Tiziano. Il genitore dell'ex premier ha lasciato piazzale Clodio senza fare dichiarazioni. L'indagato è stato sentito con l'assistenza dell'avvocato Federico Bagattini dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. Di riflesso il babbo dell'ex premier va a incidere sul futuro politico del figlio Matteo: l'inchiesta Consip, che vede coinvolto anche il braccio destro dell'ex premier Luca Lotti, sommata allo scandalo delle tessere in Campania che getta ombre inquietanti sul partito, si sta trasformando nella tempesta perfetta in grado di compromettere la corsa del segretario alla segreteria del Pd. Renzi invita alla calma. Conferma la fiducia alla magistratura ed è certo dell'onestà del padre. Si dice convinto, al contrario di molti fedelissimi, che questa ondata di fango cavalcata dai grillini non possa incidere sulle primarie. Ma è evidente che un passaggio cruciale è l'interrogatorio di oggi del padre che continua a professare la propria innocenza. Al Nazareno sperano che i magistrati romani si limitino a confermare il "traffico di influenze" senza aggiungere altre accuse. Lasciando dunque la figura del padre dell'ex premier ai margini dell'inchiesta.

«Il dottor Tiziano Renzi ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste. Ha spiegato che non ha alcun ruolo in questa vicenda, di non aver nessun rapporto con Alfredo Romeo e di non averlo mai visto» ha affermato dall'avvocato Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi, al termine dell'interrogatorio al quale il suo assistito si è sottoposto oggi a Roma. «Tiziano Renzi non è mai stato in Consip e non ha mai preso soldi», ha aggiunto il penalista. «Quello di cui stiamo parlando -ha aggiunto Bagattini- è un classico, tipico, caso di abuso di cognome. Siccome si riferiscono a fatti che il dottor Renzi non ha commesso, evidentemente si è abusato del cognome del dotto Renzi». 

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