Def, Renzi in segreto lavora al taglio Irpef nel 2018 con emendamento

Renzi
Renzi
Mercoledì 28 Settembre 2016, 08:25 - Ultimo agg. 10:22
3 Minuti di Lettura
Matteo Renzi l'ha detto chiaro anche l'altra sera, ratificando la data del 4 dicembre. «Non ci sarà altra occasione. La partita del referendum è adesso». E si tratta, per il premier, della partita della vita. Così, nei prossimi due mesi, Renzi ricorrerà a tutte le armi a disposizione per tentare di vincerla. Compresi gli annunci ad effetto di berlusconiana memoria: è di ieri il rilancio del progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina.

Molte delle mosse che vuole giocarsi il premier, per provare ad aumentare la propria popolarità e convincere gli indecisi a votare sì alla riforma costituzionale, sono di natura economica. Con Renzi che punta su misure secondo alcuni azzardate (è sempre di ieri il rifiuto dei tagli lineari nel settore della Sanità: «Abbiamo già tagliato troppo»). E con il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, costretto a mediare con i tecnici di Bruxelles, che consiglia prudenza.

Un tira e molla che nelle ultime ore e anche ieri, durante le battute conclusive della scrittura del Documento di economia e finanza (Def), avrebbero fatto lievitare gli attriti. Ma a sentire Palazzo Chigi e il dicastero di via XX Settembre, «non c'è alcuna tensione, il ministro istruisce i dossier e avanza proposte. Poi le scelte politiche le compie il premier».

TRATTATIVA A TAPPE CON UE
Quel che è certo, è che Renzi intende sfruttare al massimo la legge di stabilità. Sia per spingere la crescita, sia per conquistare elettori. Così, con ogni probabilità, sul fronte della flessibilità si seguirà il copione dell'anno scorso: il rapporto deficit-Pil inserito nel Def sarà suscettibile di variazioni in corso d'opera. Con un aumento di qualche decimale (c'è chi dice lo 0,3%) a ridosso del 4 dicembre - frutto di una trattativa con Bruxelles che proseguirà nelle prossime settimane anche in ragione del rallentamento dell'economia causato dalla Brexit - in modo da consentire al premier di inserire altre misure espansive nella legge di bilancio in quei giorni in discussione alla Camera.

Tra queste, la principale riguarderà il taglio dell'Irpef nel 2018. Renzi, per essere credibile, non si accontenta dell'annuncio. Non gli basta lanciare la promessa. Vuole mettere la sforbiciata nero su bianco, come ha fatto l'anno scorso con la riduzione dell'Ires (la tassa sugli utili d'impresa). E con ogni probabilità lo farà a fine novembre con un emendamento alla legge di stabilità. L'ipotesi più probabile è la riduzione di un punto dell'aliquota del 38% che riguarda i redditi oltre i 28 mila euro. Costo: 3 miliardi. Altro colpo a sorpresa potrebbe essere un taglio ulteriore del cuneo fiscale, con una nuova riduzione dei contributi sul lavoro a tempo indeterminato.

IL CHIODO FISSO
Che il taglio dell'Irpef sia un chiodo fisso di Renzi è chiaro da tempo. Il premier ha trascorso l'estate a dire che «abbasserà le tasse». E per farlo sarebbe pronto ad affrontare anche una procedura d'infrazione, nel caso in cui la Commissione dovesse mostrarsi più rigida del previsto. Con un precedente che lo rassicura: Bruxelles in luglio ha graziato Spagna e Portogallo sospendendo le multe per deficit eccessivo.

E con un problema che lo allarma: Angela Merkel (con le elezioni federali ormai alle porte) ha chiesto a Jean-Claude Juncker di mostrarsi meno generoso di quanto sia stato l'anno scorso. Non è dunque un caso che Renzi spari ogni giorno un colpo d'avvertimento contro la Cancelliera: «L'Europa deve ripartire dagli investimenti. Se la Germania ha un surplus commerciale di 89 miliardi, non sta facendo solo male a se stesso, ma all'Europa», ha ripetuto ieri a Milano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA