Rissa nel Pdl, Altolà del Cavaliere: «Ora basta con le dichiarazioni»

Rissa nel Pdl, Altolà del Cavaliere: «Ora basta con le dichiarazioni»
di Claudio Marincola
Lunedì 14 Ottobre 2013, 11:27 - Ultimo agg. 11:32
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ROMA - Basta, fermiamoci: cos continuiamo solo a farci del male. C’ persino qualcosa di morettiano nell’improvvisa crisi di rigetto che a met pomeriggio ha colto ieri un Cavaliere nauseato e in ansia per la settimana che sta per cominciare.

Una delle più critiche degli ultimi tempi. La giunta per le Elezioni che si riunirà (oggi) pronta a farlo decadere. E il 19, sabato, la sentenza della III sezione della Corte d’appello di Milano che quantificherà l’entità delle pene accessorie, cioè la durata (fra uno e tre anni) dell’interdizione dai pubblici uffici. Gatte da pelare ce ne sono, insomma, eccome.



L’ALLUVIONE

I collaboratori avevano riferito al Cav. che sulle agenzie di stampa era in corso una guerra pirotecnica. Una cascata alluvionale di dichiarazioni tra esponenti del Pdl. Chi per una vita aveva osteggiato l’idea delle primarie all’improvviso si diceva pronto a sostenerle. Panacea per ogni male, balsamo per passato, presente e futuro. Chi prima inorridiva al solo fatto che venisse pronunciata la parola «congresso», eccolo ora preso dall’impeto di chiedere tabula rasa, azzerare le cariche, «perché il pallino torni a Berlusconi».



TREGUA ARMATA

Lealisti schierati in ordine sparso con Raffaele Fitto. Anche quelli di cui Alfano avrebbe chiesto un passo indietro: Verdini, Santanchè, Bondi, Capezzone. E dall’altra parte gli alfaniani. Evoluzione umana dello scontro ornitologico falchi-colombe. «Scontro che rischia di trasferirsi dal piano politico a quello personale - fa notare un azzurro che conosce bene i contendenti - Leggetevi Bondi quando su Libero dice che con Cicchitto non si è solo interrotto un rapporto politico ma è finita un’amicizia...».



All’ennesimo lancio di missili terra-aria da Palazzo Grazioli è partito il cessate il fuoco. Tregua. «Sulle agenzie di stampa leggo troppe dichiarazioni di troppi esponenti del Pdl - si leggeva nel comunicato firmato Silvio Berlusconi - Invito tutti a non proseguire in questa direzione del tutto improduttiva. Le diverse opinioni si debbono confrontare non sulle agenzie di stampa e sui giornali ma attraverso una serena dialettica all'interno dei luoghi delegati del nostro movimento». Un minuto dopo Alfano diffondeva pensieri analoghi. Segno che i due si erano sentiti e che il primo aveva chiesto al secondo la sospensione delle ostilità. Ma lo scontro c’è. Rimane. Lo dimostra il lungo elenco dei belligeranti scesi in campo in un giorno tra l’altro festivo: Sacconi, Carfagna, Lupi, Bianchi, Casellati, Gelmini, Polverini, Saltamartini, Gasparri, Santelli, Sammarco, Napoli, etc, etc.



CONFIDENZE

E Fitto? L’ex ministro pugliese ha accettato la tregua («condivido perfettamente le parole di Berlusconi»). Agli intimi ha confidato che intende andare avanti, «non mi fermerò, continuerò la mia battaglia politica, perché tra le posizioni dei falchi e quelle delle colombe c’è uno spazio enorme». Oggi sentirà di nuovo Berlusconi. Ma farà di testa sua. Come sempre. Perché Fitto non si ritiene un “miracolato”. Non fa parte del cerchio magico. Non è un avatar, né un’ amazzone, né un avvocato. «Raffaele si regge su voti veri, non è un collezionista di poltrone, se avesse voluto avrebbe già accettato quelle che gli sono state offerte in questa settimana», sussurrano gli amici pugliesi. Gli sarebbe stata offerta quella di capogruppo alla Camera, «ma avrebbero dovuto dargliela prima, quando gli offrirono la direzione di un semplice Dipartimento», maligna uno si definisce “berlusconiano e basta”.
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