Saluto romano, per i giudici
non è reato se non diffonde ideologia

Saluto romano, per i giudici non è reato se non diffonde ideologia
Giovedì 20 Ottobre 2016, 10:24 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 18:14
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Hanno compiuto «gesti rituali del disciolto partito» fascista, ma «non è chiaro» se «il loro comportamento abbia superato il confine della commemorazione per giungere alla condotta diffusiva» della ideologia. Lo scrive la Corte d'Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui ha confermato l'assoluzione, decisa dal gup il 10 giugno del 2015, di Marco Clemente e Matteo Ardolino, esponenti di Casapound accusati di apologia del fascismo per avere fatto il saluto romano durante la commemorazione, il 29 aprile 2014, dello studente Sergio Ramelli, di Enrico Pedenovi e Carlo Borsani.

Il sostituto pg Annunziata Ciaravolo, così come l'associazione nazionale partigiani Anpi che si è costituita parte civile, aveva chiesto la condanna a 6 mesi di reclusione per i due imputati. La Procura appellante aveva infatti ribadito «la sussistenza negli imputati della volontà diffusiva della ideologia fascista, intrinsecamente connessa alla modalità della manifestazione commemorativa». Come si legge nelle motivazioni della sentenza della Corte d'Appello del 21 settembre 2016 che ha confermato il verdetto impugnato dalla Procura, «non vi è dubbio» che ci sia stata da parte degli imputati, difesi dai legali Vanessa Bonaiti e Jacopo Cappetta, il richiamo all'ideologia del fascismo, tra cui l'uso di «bandiere con croci celtiche (in realtà non utilizzata dal partito fascista, ma da alcuni movimenti politici di destra che hanno associato il simbolo al fascismo), la chiamata al presente e il saluto romano», ma, scrive il giudice, «appaiono dubbie la volontà e la capacità diffusiva della manifestazione stessa»
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