Sfida referendum, il Sud è decisivo:
il sì tiene al Nord, svantaggio nel Meridione

Sfida referendum, il Sud è decisivo: il sì tiene al Nord, svantaggio nel Meridione
di Marco Esposito
Martedì 27 Settembre 2016, 09:27 - Ultimo agg. 21:23
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Dieci settimane al voto. La campagna per il referendum costituzionale entra nel vivo e la partita appare aperta in base ai primi sondaggi, con il No in vantaggio di qualche punto soprattutto grazie alle opinioni dei votanti del Mezzogiorno.

Ipr Marketing, l'agenzia di Antonio Noto, ha effettuato una rilevazione lo scorso 20 settembre interrogando mille italiani. Tra chi ha deciso di votare (l'affluenza stimata è del 45%) prevalgono i contrari alla riforma Renzi-Boschi con un vantaggio di 4 punti: 52% a 48%. Interessanti le differenze territoriali. Al Nord, nonostante il No compatto degli elettori della Lega, il Sì ottiene il risultato migliore raggiungendo il 50-50. Al Centro i due schieramenti sono sostanzialmente alla pari con una leggera prevalenza dei No (51%-49%). È nel Mezzogiorno che arriva il risultato più netto, con i No in vantaggio di sei punti (53%-47%) tale, quindi, da orientare il risultato nazionale.

Ma di numeri ne girano diversi. Il presidente dei parlamentari di Forza Italia Renato Brunetta segnala un sondaggio con i No al 55% e i Sì al 45%, non presente però nel dossier pubblicato ieri dal suo partito. Sostanziale parità invece per una rilevazione effettuata il 22 settembre e diffusa da Piazza Pulita: Sì al 49% e No al 51%. Percentuali che, come sempre per le rilevazioni d'opinione, possono offrire un'indicazione ma non dare per acquisito l'esito: la consultazione del 4 dicembre davvero potrebbe essere «all'ultima scheda», senza la necessità - va ricordato - di raggiungere un quorum minimo di votanti per la validità della risultato.

«Le variazioni più significative potranno verificarsi da adesso - sottolinea Noto - cioè da quando in pratica inizierà la campagna dopo che si è stabilita la data del referendum. In pratica il sondaggio di Ipr può essere interpretato come il consenso al punto zero, prima dell'inizio della campagna».
In effetti la gran parte degli italiani appare disinformata sul contenuto della riforma e chi ha deciso come votare lo ha fatto più per simpatie politiche (in appoggio o avverse al governo Renzi) che per un'opinione sul merito del testo costituzionale.

«Abbiamo chiesto agli italiani - spiega Noto - quali fossero le motivazione nella scelta del Sì o del No. Il dato particolare è che tra il 45% che ad oggi pensa di andare a votare, solo il 10% ha deciso dopo aver valutato la riforma mentre l'ulteriore 35% ha deciso esclusivamente per appartenenza politica, cioè il voto diventa contro o in favore dell'attuale governo». Il sondaggista avverte che «è ancora troppo presto per arrivare a una previsione, anche perché aumentando la consapevolezza del contenuto del referendum probabilmente potranno variare le dimensioni registrate allo start, cioè prima che inizi la campagna».
In effetti gli elettori di due schieramenti politici appaiono fortemente orientati per il No: Lega Nord al 95% e Cinquestelle al 90%. Meno squilibrata la posizione dei simpatizzanti di Forza Italia (con il No al 71%) e di quelli del Partito democratico (con il Sì al 68%).

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