Pd. Shakespeare e la strategia del fuoco amico

Pd. Shakespeare e la strategia del fuoco amico
di Vittorio Del Tufo
Sabato 28 Maggio 2016, 11:49
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L'ultimo siluro è partito a ora di pranzo, giusto in tempo per rovinare l'appetito a Valeria Valente. «È difficile prendere da Ala contemporaneamente le distanze e i voti. Bisognava pensarci cento volte». Con affetto, Antonio Bassolino. A sette giorni dal voto, l'ex sindaco e governatore spara a palle incatenate contro l'alleanza con i verdiniani che, a suo giudizio, «offende una storia politica e una battaglia civile». Immaginiamo che non sia il solo, nel Pd, a pensarla così. Ma siamo altrettanto convinti che questo festival del fuoco amico, o campionato di tiro al piccione, alla lunga (anzi alla corta, visto che si vota tra otto giorni) rischi di impallinare proprio la candidata dei Democrat, la quale sta cercando di condurre in porto, tra bordate e siluri, tutti interni, una delle campagne elettorale più autolesioniste che la storia del Pd ricordi. Molti elettori del Pd avranno senz'altro visto il film «Mission impossible», con il tormentone ben noto: «Questo messaggio si autodistruggerà entro cinque minuti». Anche il Pd, se continua così - e pare che continui così - rischia di autodistruggersi in fretta. Al voto manca una settimana, anche i bambini capirebbero che sarebbe opportuno serrare le fila, e invece non passa giorno che mezzo Pd non si scagli contro la sua candidata ricordandole, e imputandole, il fallimento totale del partito a Napoli e in Provincia. 

È difficile non scorgere, dietro questo furore che si manifesta da tempo e in molteplici modi, una precisa strategia. Come è già accaduto per le primarie, anche la vigilia elettorale, nel Pd, è diventata un pretesto per regolare conti che si trascinano stancamente da tempo. E che vedono agitarsi, e darsele di santa ragione, le stesse due anime del partito (anime politiche e ideologiche) che si fronteggiano a livello nazionale. Ieri la Valente, che evidentemente ha sentito puzza di sabotaggio, ha reagito in modo durissimo al post del suo ex padrino politico: «Caro Antonio, ora basta: continui ad attaccare sempre e solo il Pd». Nella difficile rincorsa di un ballottaggio ancora a portata di mano, la candidata sa di trascinare una zavorra aggiuntiva, che si chiama fuoco amico. E per la prima volta, con fermezza, dice chiaro e tondo: basta con quelli che remano contro.

Chissà se la fermezza dimostrata ieri dalla Valente le servirà a sormontare l’onda del fuoco amico. Onda anomala, ma non troppo, visto che se ne ravvisavano i prodromi ben prima delle primarie. Onda che continua a crescere, e proprio nei giorni in cui De Magistris - dato ancora per strafavorito - incassa il benservito dei pentastellati, che ieri gli hanno voltato platealmente le spalle. È chiaro che, in questo scenario, chi tra Valente e Lettieri dovesse arrivare al ballottaggio potrebbe non solo contare sulla frantumazione del fronte populista ma anche sperare di intercettare i voti dell’altro. Proprio per questo è singolare che il fuoco amico, anziché diminuire, salga d’intensità.
Certo, per la Valente, la strada resta tutta in salita, mentre il Pd porta avanti, senza preoccuparsi delle conseguenze - o, viceversa, valutandole fin troppo bene - un’estenuante seduta di psicanalisi permanente, o, se preferite, di dramma shakespeariano in cui i figli tradiscono i padri, i padri uccidono i figli e i fratelli si scannano tra di loro, in un gioco di specchi, di rancori e di veleni incrociati che rischia di trascinare tutti - tutti: nessuno escluso - verso un destino di irrilevanza. 

 
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