Berlusconi vede Salvini e Meloni
ma evita i big di Forza Italia

Berlusconi vede Salvini e Meloni ma evita i big di Forza Italia
Giovedì 20 Ottobre 2016, 11:03 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 18:14
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"Solo qualche mese fa, scissione era una parola tabù che nessuno dentro Forza Italia si sarebbe mai sognato di pronunciare. Da alcune settimane invece il termine in questione rimbalza nelle conversazioni riservate di molti colonnelli azzurri". Comincia così un articolo in prima pagina sul Giornale di oggi, dall'eloquente titolo "Il nuovo corso di Forza Italia: Berlusconi freddo con i big". E la novità di queste ore è proprio questa: Berlusconi, raccontano, si è ampiamente stufato delle beghe interne tra parisiani e anti parisiani. E da quando è rientrato a Roma lunedì scorso, dopo oltre 4 mesi di assenza forzata, ha rigorosamente evitato contatti con i vertici forzisti.

Il Cavaliere ha preferito dissipare i sospetti sul suo impegno per il No, incontrando ieri Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ma nel post-referendum, a dispetto del suo esito, Berlusconi, Salvini e Meloni
continuano a restare distanti: sull'opportunità di andare subito alle urne (come caldeggiano gli ultimi due) ma anche su una possibile fuga in avanti della Lega, che potrebbe incidere anche
in FI.

È invece sulle ultime settimane di campagna che si è concentrato il vertice. Un vertice organizzato quasi in segreto, al quale è seguito un lungo comunicato in cui i tre leader definiscono il referendum
un «test politico» per il premier Matteo Renzi, annunciano la volontà di lanciare una fase costituente basata sull'assioma del presidenzialismo e si impegnano ad una campagna coordinata sul
territorio. Campagna che - sulla scia dell'iniziativa dello scorso luglio di Meloni - potrebbe vedere in prima fila sindaci e amministratori locali proprio per non focalizzare la battaglia tra Si e No su uno scontro generazionale. Di certo, il blitz prima televisivo e poi capitolino dell'ex Cavaliere serve per fare chiarezza anche sulla sua posizione per il No. Una posizione su cui Lega e Fdi nutrivano non pochi dubbi tanto da considerare il vertice di ieri in un certo senso dovuto e anche tardivo.

Ma è anche al giorno successivo al voto che l'ex premier guarda in chiave centrodestra, tentando di
dilazionare qualsiasi Opa leghista e di prendere le misure da un eventuale strappo di Salvini. Strappo che potrebbe trascinar con sé più di un azzurro filo-leghista. E non è un caso che, poco prima del vertice, il leader leghista metta via radio i suoi paletti sulla leadership: «i dati dicono che la Lega è il primo movimento del centrodestra, quindi il Segretario della Lega sarebbe in questo momento il candidato del centrodestra, Berlusconi ne prenda atto», è il suo aut-aut.

Il vertice di ieri ha infine la sua eco anche nel centrodestra più moderato. Adombrando, almeno temporaneamente, la parabola di uno Stefano Parisi ben poco gradito alla Lega e suscitando la netta reazione dei moderati per il Sì: « Berlusconi non abdichi agli anti-euro e agli anti-Nato», sottolinea di
Enrico Zanetti. Anche perché una campagna per il No - sebbene non in primissima fila - di Berlusconi avrà una qualche incidenza sul voto: «vale il 4%» spiegava ieri, a Montecitorio, Renato Brunetta a Pier Luigi Bersani.
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