Parisi: porterò il mio format al Sud
«Divisioni in Fi? Non sono l'attak»

Parisi: porterò il mio format al Sud «Divisioni in Fi? Non sono l'attak»
di Paolo Mainiero
Domenica 25 Settembre 2016, 09:31 - Ultimo agg. 20:35
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Stefano Parisi guarda al Sud. Il manager al quale Silvio Berlusconi ha dato il gravoso compito di ricostruire il centrodestra va avanti deciso, nonostante le resistenze dei colonnelli di Forza Italia. Parisi nei primi mesi del 2017 presenterà il suo programma nel quale, assicura, ci sarà ampio spazio per il Mezzogiorno.

È vero, come sostiene Renato Brunetta, che ha lanciato una Opa su Forza Italia?
«Quando ci sono azioni di forte rinnovamento c'è sempre chi resiste. È fisiologico, direi. Ma ciò che mi conforta è la reazione positiva della stragrande maggioranza dei militanti di Forza Italia che vogliono offrire il loro contributo. Non c'è nessuna Opa in atto. Il mio è il tentativo di contribuire a rigenerare il centrodestra, di ricostruire l'area moderata nei suoi valori fondamentali e lo voglio fare offrendo un'opportunità ai tanti che oggi non si riconoscono in un partito».
Nel centrodestra che vuole ricostruire c'è spazio anche per la Lega di Salvini?
«Penso che, come sempre è stato nei molti anni in cui il centrodestra ha governato nel Paese, nelle Regioni, nelle grandi città, ci sia bisogno di un'alleanza che abbia al suo interno un'area liberale e quella più radicale. Penso che si debba ricostruire un centrodestra unito in cui le due anime diano, ognuna per la propria parte, il loro contributo in termine di idee e di proposte».
In questo centrodestra può esserci spazio, magari al posto della Lega, per l'area moderata rappresentata da Angelino Alfano e Denis Verdini?
«Il problema non è non può essere recuperare questo o quel gruppo di parlamentari che negli ultimi anni ha lasciato Forza Italia. Guardi, rispetto alle politiche del 2013 Forza Italia ha perso undici milioni di voti. C'è un popolo deluso da riconquistare e io non sono un Attack che deve rimettere insieme i cocci. Il mio è un progetto più ambizioso ed è quello di contribuire a riportare a casa chi fino al 2008 votava per il centrodestra».
Però Berlusconi, per rassicurare i colonnelli di Forza Italia, avrebbe detto che Parisi deve dimostrare fedeltà a Forza Italia.
«Quel che conta è la fedeltà degli elettori, non la mia. Certo, è giusto, ed è questo il senso delle parole di Berlusconi, che venga riconosciuto il lavoro dei tanti anni in cui il centrodestra è stato al governo. Anni in cui sono state fatte cose importanti: penso soprattutto a una politica estera che non è mai stata chiara e credibile come con Berlusconi al governo».
A Milano ha detto che all'inizio del 2017 presenterà il suo programma. Lo scriverà da solo o lo concorderà con i partiti?
«Non da solo, ma contribuiranno economisti, imprenditori, tanta gente comune. Sarà un programma per il futuro che peraltro si incontrerà con la riflessione di Forza Italia che ha annunciato una propria conferenza programmatica. Gli italiani devono sapere che c'è un'alternativa a Renzi e al M5s e che il centrodestra non è opposizione ma torna a essere forza di governo».
Quando indica come scadenza temporale i primi mesi del 2017 è perchè immagina le elezioni in primavera?
«È uno scenario verosimile sia che vinca il Sì sia che vinca il No. Se vince il No è plausibile che si vada al voto».
In caso di vittoria del No potrebbe esserci un governo di scopo?
«Ci sarà, ma sarà un governo in cui il centrodestra non dovrà assolutamente entrare. Sono contrarissimo e non so perchè qualcuno ha pensato che fossi d'accordo».
Lei ha annunciato un No netto al referendum. Non c'è propria nulla che la convince della riforma?
«La riforma non ha affrontato e non ha risolto i veri problemi: non scioglie fino in fondo il nodo del bicameralismo perfetto; non assicura stabilità; non chiarisce il tema delle competenze tra governo e Regioni; rischia di creare innumerevoli contenziosi. È una riforma anche scritta male: basta leggere l'articolo 70, roba che nessuno riesce a comprendere».
Ma non c'è il rischio per Forza Italia che una vittoria del No finisca per passare per una vittoria solo del M5s?
«La riforma è talmente sbagliata e confusionaria che non ha senso mettersi a discutere di chi potrebbe intestarsi una vittoria del No. Detto questo, al di la del referendum il tema vero è come realizzare quelle riforme che veramente cambino il Paese, riforme che affrontino il dramma del Sud, che rivedano il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, riforme che portino a una vera riduzione della spesa pubblica e delle tasse. Riforme di cui non c'è traccia nell'azione del governo Renzi. Per non parlare della politica europea».
Teme un isolamento dell'Italia in Europa?
«Verso Bruxelles Renzi ha cambiato cinque volte linea in trenta giorni. Prima è stato a Ventotene con la Merkel e Hollande, poi ad Atene per il vertice EuroMed, quindi a Maranello ancora con la Merkel, infine a Bratislava dove ha rotto dopo aver firmato il documento. Ora Renzi usa parole dure contro Hollande e la cancelliera e rompe i ponti per cercare di cogliere l'onda antieuropea, troppo tardi. Il risultato è un'Italia debolissima, marginale, esclusa dai vertici».
In questo scenario c'è quello lei stesso definisce il dramma del Sud.
«Il Sud è stato completamente abbandonato dagli ultimi tre governi. L'ultimo che se ne occupò seriamente fu quello di Berlusconi con l'idea della Banca del Mezzogiorno. Da allora non c'è stata alcuna proposta concreta mentre abbiamo assistito a un preoccupante e inesorabile declino economico e demografico».
Negli anni per il Sud è stato proposto di tutto, dalle zone franche alle leggi speciali. Ha una sua ricetta?
«Non servono ricette. La vera riflessione deve invece riguardare il rapporto tra il Sud e il Paese, tra il Sud e l'Europa. C'è bisogno di politiche di sviluppo complessive e strategiche che valorizzino la spesa pubblica e trasformino in opportunità settori come turismo, ricerca, università; c'è bisogno di politiche di lunga durata che abbiano come obiettivo la riduzione del gap tra il Sud e il resto del Paese. Dentro questa logica si fanno le riforme e non pensando alla solita norma nella legge di stabilità».
Da dove bisognerebbe partire?
«La burocrazia che soffoca le aziende al Nord come al Sud. Ecco, abbattere gli ostacoli posti dalla burocrazia deve essere una priorità. Così come la certezza del diritto, che pesa soprattutto al Sud dove devono essere attratte risorse private per le infrastrutture ma con la consapevolezza che il contesto sia stabile e sicuro».
Nelle politiche di sviluppo che immagina per il Sud c'è ancora spazio per l'industria?
«Anche nel Mezzogiorno ci sono tanti esempi di realtà industriali che rappresentano esperienze straordinarie. Credo, tuttavia, che occorra guardare oltre, a un Sud che può e deve puntare su tre asset strategici: turismo, logistica, infrastrutture. C'è una domanda di servizi di qualità alla quale va data una risposta sapendo che non sono le leggi che fanno partire l'economia».
Si registra un forte fenomeno di migrazione di giovani del Sud verso il Nord. Anche gli ultimi test di ammissione all'università hanno detto che molti studenti meridionali si sono iscritti ad atenei del Nord. Non crede che la migrazione dei giovani sia per il Sud un pessimo segnale?
«Succede anche al Nord dove molti giovani che possono permetterselo scelgono di trasferirsi a Londra o in altre città europee per continuare gli studi. Certo, più è alta la domanda di giovani che lasciano il Sud più si abbassa la qualità della forza lavoro perchè dopo gli studi la gran parte dei giovani che partono non rientrano. È urgente avere università competitive e uno sviluppo economico ambizioso per avere un Sud più ricco che sappia valorizzare le proprie eccellenze offrendo opportunità di lavoro che altrimenti sono costrette a ricercare altrove».
Verrà al Sud? Ha già avuti contatti? Lei in passato, all'epoca del Psi, ha conosciuto bene Stefano Caldoro.
«Ci sono tante persone, tanti imprenditori, tanta gente comune che ci sta aiutando e vuole aiutarci non solo in Campania ma anche in Sicilia, Calabria, Puglia. Verrò sicuramente a Napoli, il modello Energie per l'Italia sarà esportato ovunque».
Un'ultima domanda: giovedì prossimo Berlusconi compirà 80 anni. Che auguri gli fa?
«Cento di questi giorni... Berlusconi è il motore della modernizzazione, è la persona tra tutti noi che ha più voglia di rinnovare».