La spunta il centrodestra
stop esame ddl tortura

La spunta il centrodestra stop esame ddl tortura
Martedì 19 Luglio 2016, 21:27 - Ultimo agg. 21:29
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ROMA - Il Senato decide di sospendere sine die l'esame del disegno di legge che punta ad introdurre nel codice penale italiano il reato della tortura. Un provvedimento che ha già un ritardo di quasi 30 anni (la Convenzione di New York contro la tortura è del 1984 e l'Italia la firma nell'88) ed è stato oggetto di ben tre letture in Parlamento solo in questa legislatura. Dopo l'avvertimento di ieri del ministro dell'Interno Alfano che il testo, anche se approvato a Palazzo Madama, si sarebbe dovuto comunque riscrivere alla Camera, l'intero centrodestra, da FI alla Lega, da Cor ad Ala, passando per la componente «Idea» di Quagliariello, chiede e ottiene che il provvedimento scompaia dall'ordine del giorno dei lavori «almeno fino a dopo l'estate». «Facendolo precipitare - come spiega sorridendo il capogruppo della Lega Gianmarco Centinaio - in fondo ad ogni altro provvedimento inserito all'ordine del giorno dell'Aula...».

I senatori Dem, già in una riunione di fine mattinata avevano preso atto che la maggioranza sul disegno di legge era di fatto spaccata, soprattutto dopo la decisione di Renato Schifani di dimettersi da capogruppo di Ap-Ncd, e avevano accettato l'idea di rinviare l'esame del testo o di farlo tornare in commissione: le due ipotesi messe sul tavolo dal centrodestra. Un via libera che poi verrà confermato alla Conferenza dei Capigruppo, nonostante poco prima venga negato con forza ai giornalisti che avevano dato notizia dell'esito della riunione. I senatori di Sel e del M5S protestano prima in Conferenza dei capigruppo e poi in Aula dove votano contro la modifica del calendario. Ma soprattutto attaccano il Pd. Con Loredana De Petris e Peppe De Cristofaro che invitano i Dem a «vergognarsi» per la decisione di «affossare di fatto il reato di tortura», mentre accusano il centrodestra di aver «strumentalizzato le stragi di questi giorni», visto che la richiesta di sospendere l'esame del ddl «è stata fatta subito dopo la commemorazione delle vittime di Nizza» quando si è affermato che in un momento in cui la «minaccia al terrorismo è così alta» non si può «inibire l'operato delle forze dell'ordine».

Ma è dal primo firmatario del testo Luigi Manconi (Pd) che arriva il «j'accuse» più aspro: «Un Senato inqualificabile e infingardo - afferma - ha preso una decisione inqualificabile e infingarda: ha stabilito che fosse troppo presto approvare un provvedimento che attende di essere accolto nel nostro ordinamento dal 1988». «Non saremo mai un grande Paese - rincara la dose Maurizio Buccarella (M5S) - perché siamo un popolo di vigliacchi» che ha persino paura di introdurre un reato già in vigore in tutti gli altri paesi europei. «Il fatto - osserva Stefano Lucidi (M5S) - è che governo e Pd sono ostaggio di ciò che resta di Ncd» e di un ministro che, incalza De Petris, «si permette di dettare l'agenda politica al Parlamento».

In realtà, secondo quanto si apprende, tra i Dem sarebbe vivo il disappunto nei confronti di Zanda e di alcuni «tecnici» del Pd che hanno insistito affinché si modificasse il testo approvato in Commissione Giustizia del Senato circa un anno fa. «Se non fosse stato tolto il termine »reiterate« riferito alle violenze e alle minacce» che avrebbero dovuto commettere i pubblici ufficiali perché si ravvisasse il reato di tortura, spiega la presidente dei senatori di Cor Cinzia Bonfrisco, forse tutta questa alzata di scudi contro il ddl «non ci sarebbe stata». In più, la Bonfrisco e buona parte del centrodestra criticano il Pd per aver votato contro l'ipotesi del ritorno in commissione del provvedimento avanzata da Carlo Giovanardi (Idea). I Dem però respingono al mittente ogni accusa con Zanda che assicura: «È mio impegno che il ddl venga approvato entro l'estate».
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