Tarantini, il gip: trasferire atti a Roma
Ghedini: Lavitola minacciò di bastonarmi

Gianpaolo Tarantini
Gianpaolo Tarantini
Martedì 20 Settembre 2011, 09:31 - Ultimo agg. 20 Ottobre, 23:59
4 Minuti di Lettura
ROMA - Il gip di Napoli Amalia Primavera, chiamato a pronunciarsi sull'istanza di scarcerazione o di concessione degli arresti domiciliari all'imprenditore Gianpaolo Tarantini, ha dichiarato la competenza della procura di Roma. Per questo motivo non ha deciso sulla revoca o l'attenuazione della misura all'imprenditore barese, indagato per una presunta estorsione ai danni del premier insieme alla moglie Nicla devenuto e a Valter Lavitola, trasmettendo gli atti al pm di Napoli che dovrà a sua volta inviarli alla procura capitolina.



Nel provvedimento il gip Primavera fa riferimento in particolare alle dichiarazioni rese dalla segretaria del premier Marinella Brambilla e alla memoria scritta dal premier. Ricorda in particolare che «la Brambilla dichiarava di avere in più occasioni corrisposto, su indicazione e per conto di Berlusconi, somme di denaro destinate a Lavitola e a Tarantini» e che «tali somme erano ritirate da un incaricato di Lavitola a Roma presso Palazzo Grazioli». Il gip ricorda inoltre che le dichiarazioni della Brambilla «risultano indirettamente riscontrate dalle conversazioni telefoniche intercettate sull'utenza in uso a Lavitola». E sottolinea poi che «la stessa vittima del reato ha confermato, nella memoria depositata, di aver corrisposto personalmente le somme di denaro, sempre a Roma» e che «le dichiarazioni della Brambilla e quanto affermato da Berlusconi nella memoria, risultano credibili proprio con riferimento al luogo della dazione di denaro oggetto dell'attività estorsiva ipotizzata».



Il giudice afferma che è dunque «possibile ora determinare la competenza territoriale» che fissa in ordine al reato di estorsione «la competenza dell'autorità giudiziaria romana nel cui circondario si è consumato il reato». Pertanto dichiara la propria incompetenza territoriale e dispone la trasmissione degli atti al pm. Il gip si è pronunciato nel tardo pomeriggio sull'istanza presentata nei giorni scorsi dagli avvocati Alessandro Diddi e Ivan Filippelli.



«Avevamo presentato una memoria alla procura di Napoli per chiedere che la competenza fosse trasferita a Roma. Ora vediamo che il gip prende questa decisione, tra l'altro ritenendo credibili le dichiarazioni del presidente Berlusconi contenute nella memoria. Siamo quindi soddisfatti di questa decisione e se i pm di Roma riterranno di voler sentire il presidente, ovviamente è a disposizione». Lo dice all'agenzia Adnkronos Niccolò Ghedini, legale del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.



Il direttore dell'Avanti Valter Lavitola minacciò di «bastonare» l'avvocato Ghedini perché questi, come Gianni Letta, aveva espresso parere negativo a una sua candidatura alle elezioni. Lo racconta lo stesso Ghedini nell'interrogatorio in qualità di teste davanti ai pm di Napoli che indagano sul presunto ricatto al premier. Ghedini racconta ai pm che nel 2008 Lavitola aspirava a una candidatura alle elezioni politiche «ovviamente in una posizione tale da poter essere eletto».



L'avvocato del premier, che spiega di aver sempre collaborato alla compilazione delle liste, si oppose affermando che dalle notizie di stampa non si aveva una buona opinione di Lavitola. «Io avevo consigliato, sia io sia il dottor Letta in maniera ancor più vivace di me il presidente Berlusconi di non frequentare questo signor Lavitola, che sarà una persona simpaticissima, piacevolissima, ma che non ci entusiasmava per ciò che veniva prospettato. E il presidente Berlusconi, che è uomo così generoso, generoso di sè, dopo che il signor Lavitola non fu messo nelle liste elettorali, gli spiegò che ciò era dovuto anche al fatto che sia io sia il dottor Letta avevamo dato un nettissimo parere negativo... Ciò provocò in lui una reazione non particolarmente piacevole, tanto che andò in ufficio dal presidente e, parlando con Marinella (Brambilla, segretaria del premier, ndr), e dicendo e facendo delle minacce di tipo fisico; io posso mai frequentare uno come Lavitola che mi viene a fare minacce a me di tipo fisico?..». «Io mi sono limitato a esprimere un parere - ha aggiunto il penalista - e a desso dice di volermi bastonare fisicamente, tant'è che se lo domandate a Marinella se lo ricorda perfettamente questo episodio».



Lavitola diede al maggiordomo di Berlusconi tre telefoni cellulari con utenze straniere da consegnare al premier. È quanto afferma Alfredo Pezzotti, maggiordomo del presidente del Consiglio, interrogato dai pm di Napoli nell'ambito dell'inchiesta sul presunto ricatto al premier. «Lavitola mi spiegò - ha affermato il testimone - che era necessario che il presidente utilizzasse queste utenze per parlare con lui che si trovava all'estero. Non ricordo se queste utenze fossero argentine o panamensi, comunque ritengo fossero del paese dove si trovava Lavitola». I telefoni, a suo dire, sarebbero stati consegnati materialmente dal collaboratore di Lavitola, Rafael Chavez. Pezzotti spiega di aver incontrato Chavez, detto Giuanin, a Palazzo Grazioli: «Presi in consegna questi telefoni e, circa due o tre giorni dopo, alla presenza del presidente Berlusconi, composi il numero di telefono dell'utenza straniera in uso a Lavitola (numero che Lavitola mi aveva comunicato in precedenti occasioni) e passai la comunicazione al presidente Berlusconi che iniziò a parlare con Lavitola».



«Il presidente Berlusconi - ha aggiunto - era a conoscenza dell'invio dei telefoni con schede sudamericane da parte di Lavitola e per la verità mi parve piuttosto seccato di questa modalità attraverso cui doveva mettersi in contatto con Lavitola e, se non ricordo male, mi disse: "Ma guarda un po' queste cose le fanno i mafiosi..." o qualcosa del genere».



L'imprenditore calabrese Bruno Crea, responsabile commerciale della società Andromeda di cui era dipendente Tarantini, afferma che quest'ultimo gli promise «lavori e contratti con Mediaset grazie al suo legame e ai suoi rapporti con Berlusconi». È quanto emerge dal verbale di interrogatorio di Crea, sentito in qualità di persona informata dei fatti dai pm di Napoli che indagano sulla presunta estorsione al premier. Crea, un cui cognato è stato condannato per associazione mafiosa come ammette egli stesso nell'interrogatorio, dichiara: «In particolare Tarantini mi disse che, grazie ai suoi rapporti con Berlusconi, avrebbe potuto fare affidare da Mediaset ad Andromeda i servizi di call center (inerenti per esempio alla vendita di Premium o ai reclami); poi non se n'è fatto niente».


© RIPRODUZIONE RISERVATA