Unioni civili, muro contro muro nel Pd

Unioni civili, muro contro muro nel Pd
Giovedì 18 Febbraio 2016, 20:46 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 08:44
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In altri tempi la chiamavano "moratoria" e non ha mai retto mezza giornata. Ora è diventato "time out" ma la conclusione è sempre la stessa. La pausa di riflessione chiesta ieri da Matteo Renzi non ha fermato le schermaglie in casa Pd sulle unioni civili. Non che il premier si aspettasse qualcosa di diverso ma, riferiscono fonti parlamentari del Pd, il presidente del Consiglio continua a non gradire l'eccesso di toni dei senatori dem sulla faccenda.

Da ultimo l'intervista, poi smentita, di Monica Cirinnà. La prima mattina al Senato è stata «tutta una furia» contro la senatrice con i cattodem-renziani imbestialiti. Luigi Zanda con Andrea Marcucci e Franco Mirabelli sono usciti con tre dichiarazioni sulla cosa per tentare di gettare acqua sul fuoco.

Lo stato dei rapporti nel Pd è questo dopo settimane di confronto, senza esito positivo, sulle unioni civili. Anche oggi i cattodem tornano alla carica sullo stralcio della stepchild. È attesa domani un'intervista di Giorgio Tonini in questo senso. Mentre i 'giovani turchi, che a palazzo Madama contano una truppa di 16 senatori, hanno indetto una conferenza stampa per ribadire il no a qualsiasi ipotesi di stralcio.

Renzi, impegnato a Bruxelles per il Consiglio europeo, continua a tacere sulla vicenda unioni civili. «È plausibile che faccia un qualche riferimento di cornice» all'assemblea del Pd di domenica 21, si spiega, ma nessuno confida che il presidente del Consiglio estrarrà un coniglio dal cilindro. Renzi vuole che la legge sia approvata, ma i numeri al Senato sono quelli che sono.

Certo, attaccano dalla minoranza, in altri casi il premier ha usato ben altra forza per imporsi. «Sulle unioni civili mi aspetto da Renzi la stessa determinazione che ha avuto sulla legge elettorale e il Jobs Act. Basta aspettare», attacca Speranza. Quanto alle stepchild, è netto: «Sono irrinunciabili».

Ma lo stralcio, al momento, resta davvero l'ultima ipotesi. «Aprirebbe più problemi di quanti ne risolve. E poi si dice: 'togliamo le stepchild e facciamo una riforma complessiva delle adozionì. Apriti cielo...», si osserva in ambienti dem. Il sottosegretario Luciano Pizzetti è chiaro: sarà l'aula a parlare. «La parola stralcio è una bestemmia. Poi ci saranno i voti dell'aula».

Nei prossimi giorni, fino all'ultimo minuto utile come sempre, si continueranno a tenere aperte tutte le strade. Dal disarmo bilaterale di tutti gli emendamenti 'cangurò, o per volontà politica o per via regolamentare, ovvero se lo decide il presidente Pietro Grasso. Fino allo spacchettamento del 'cangurò compreso. Ma i grillini non vogliono sentir parlare neanche di questa soluzione.

«No allo spacchettamento dell'emendamento Marcucci, perché sarebbe comunque un canguro e non ha senso, è incostituzionale», ha detto la capogruppo M5S al Senato, Nunzia Catalfo, arrivando a Montecitorio per l'assemblea congiunta dei parlamentari 5 Stelle. Quello naufragato l'altroieri «è un emendamento premissivo, come lo era quello presentato da Esposito sulle riforme costituzionali, ed è incostituzionale, non si può avallare una tecnica di questo genere».

 Dal fronte centrista, intanto, continuano le 'sirenè al Pd. Speriamo, dice Renato Schifani, «che la pausa di riflessione possa portare a nuove intese che, attraverso modifiche del testo, realizzino ampie condivisioni con maggioranze certe in aula» invece «nasce il forte sospetto che non ci sia alcuna volontà di superare gli aspetti critici e divisivi del provvedimento, come la stepchild adoption, bensì quella di superare su questo tema le pur legittime differenze di pensiero all'interno del Partito democratico. Ci auguriamo di sbagliare ed attendiamo fiduciosi di verificare gli esiti di questa sospensione».

Un accordo col Pd, poi tradito, per votare il cosiddetto canguro e portare a casa il voto sulle unioni civili? 
«Non mi risulta», dice intanto la capogruppo M5S al Senato Nunzia Catalfo, entrando a Montecitorio per prendere parte all'assemblea congiunta. A chi gli fa notare che la senatrice Monica Cirinnà assicura di aver ricevuto un messaggio dal 5 Stelle Alberto Airola che la rassicurava al riguardo, «Airola è un senatore - risponde secca Catalfo - non so se ha espresso un suo parere. Ma il M5S è un gruppo che decide la linea insieme, linea che viene poi espressa dal capogruppo. Io attualmente rivesto questo ruolo e con me nessuno ha mai parlato di accordo. Se ora la legge si mette a rischio - aggiunge - non è certo colpa del M5S, ma del Pd perché, evidentemente, al loro interno c'è qualcuno che non vuole portarla avanti. Ma non si scarichino colpe su di noi».

«Non posso esprimere da solo» la linea dell'intero gruppo, e comunque «non ho mai garantito il nostro ok al canguro, soprattutto in uno scenario che vede 500 emendamenti. C'è stato uno scambio di sms, contatti, scambi, ma su diversi scenari...», afferma invece lo stesso senatore M5S, Alberto Airola.





 

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