Vitalizi, i tagli senza futuro
tra dubbi e ricorsi annunciati

Vitalizi, i tagli senza futuro tra dubbi e ricorsi annunciati
di Francesco Pacifico
Venerdì 24 Marzo 2017, 08:39 - Ultimo agg. 20:24
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Da due giorni Antonello Falomi, presidente dell'associazione degli ex parlamentari, è subissato dalle telefonate degli ex colleghi. Tutti gli avrebbero chiesto di impugnare davanti alla Corte Costituzionale il prelievo di solidarietà sui vitalizi passato a Montecitorio, su iniziativa della vicepresidente Marina Sereni. E a tutti Falomi ha consigliato la calma. «No, non stiamo già scrivendo i ricorsi, stiamo soltanto studiando la delibera». Ma l'ex Ds e Rifondazione condivide lo sdegno per quello che «sarebbe stato un blitz. Noi non facciamo parte della Camera, quindi non è obbligatorio che ci consultassero. Ma a quanto ci risulta, l'ufficio di presidenza sarebbe stato investito dell'argomento all'ultimo minuto». Ergo, anche Laura Boldrini sarebbe stata presa in contropiede. Sono un fiume in piena i 2.600 tra ex onorevoli, senatori e loro parenti, che direttamente e indirettamente sono titolari di vitalizi calcolati secondo le vecchie regole. Gente che, secondo il presidente dell'Inps Tito Boeri, costa alla collettività 193 milioni di euro all'anno. Racconta uno di loro, chiedendo l'anonimato: «È un colpo basso che colpisce il ruolo e la sovranità stessa del Parlamento. Abbiamo accettato già in passato un contributo di solidarietà, ci siamo rifiutati di fare ricorso e abbiamo noi proposto che questi soldi fossero vincoli a borse di studio. Nulla di tutto questo è stato fatto, adesso non ci va di passare per parassiti». Aggiunge un altro ex parlamentare: «Queste norme valgano soltanto per la Camera. Hanno fatto un pasticcio.

E tutto per una guerra interna al Pd, per evitare che passasse la proposta del renziano Matteo Richetti. E per che cosa poi? Per risparmiare appena 2,4 milioni di euro!». E il punto è proprio questo: quanto è incisiva la proposta del Pd sui vitalizi? A ben guardare poco. La proposta della Sereni prevede un'aliquota del 10 per cento sulla parte eccedente i 70mila euro lordi per quei 506 ex deputati che guadagnano questa cifra. Tra gli 80 e 90mila la decurtazione è del 20 per cento, del 30 fino a 100mila euro, mentre sopra questo livello 200 ex parlamentari si vedranno applicare un contributo pari al 40 per cento. Ma sempre e soltanto sull'eccedenza. In totale mille eletti a Montecitorio prima del primo gennaio 2012, i quali in sostanza restituiscono tra gli 83 e i 600 euro al mese lordi. Antonello Falomi nota che «in questo modo non si colpiscono quelli che sono stati in Parlamento soltanto due giorni». Aggiunge un suo collega: «La proposta del Pd è così bislacca, che riduce l'assegno a chi ha fatto più legislature e versato più contributi». Argomento questo molto scivoloso: l'istituto Bruno Leoni ha calcolato che quello di parlamentare è, con le vecchie regole, l'unico lavoro che permette di recuperare sulla pensione il 35 per cento in più rispetto di quanto versato. Numeri che hanno spinto Tito Boeri a proporre di ricalcolare con il metodo contributivo gli assegni in essere: secondo lui si risparmierebbero così 76 milioni all'anno. Proprio il presidente dell'Inps ha espresso seri dubbi anche sulla proposta fatta dai Cinquestelle.

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