Sanità, Campania maglia nera sulle morti
evitabili: 24 giorni di vita in meno

Sanità, Campania maglia nera sulle morti evitabili: 24 giorni di vita in meno
di Fulvio Scarlata
Giovedì 17 Novembre 2016, 08:22 - Ultimo agg. 11:11
2 Minuti di Lettura
Ventiquattro giorni di vita procapite in meno in Campania contro i 17 della Toscana. Per mortalità evitabile. Perfino per malattie che colpiscono di più in altre zone d'Italia. Con valori, in Campania, che somigliano troppo a quelli di Bulgaria e Romania, e che pesano su un'aspettativa di vita di 4 anni inferiore a quella del Nord: 76 contro 80. Gli effetti del federalismo sanitario non solidale, uniti con una distribuzione delle risorse che favorisce il Nord, insieme ai commissariamenti, al blocco delle assunzioni e a un taglio della spesa, ma anche gli effetti di un'organizzazione sanitaria che resta scadente consegnano alla Campania un primato che fa vergogna. Il dato choc emerge dalla lectio magistralis di Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di Sanità, al Campus Biomedico di Roma. 

La relazione di Ricciardi racconta come l'aspettativa di vita, nel Mezzogiorno, sia diminuita al punto di perdere «tutti i guadagni maturati dall'immediato dopoguerra, con Sicilia e Campania su livelli di Bulgaria e Romania, con una speranza di vita alla nascita di quattro anni inferiore ai cittadini di Marche e Trento». Il punto centrale è quello delle «morti evitabili», che in Europa vengono classificate come «trattabili» e «prevenibili». Ebbene, dalle quattro classifiche combinate (evitabile, prevenibile, uomini e donne), la Campania è sempre ultima.

La mortalità è più alta, anche se i fattori di rischio per la salute sono distribuiti in modo omogeneo sul territorio nazionale, e anzi, ci sia più incidenza di alcune malattie al Nord rispetto che al Sud. Così, ad esempio, si registrano nel Settentrione più casi di tumore alla mammella che, tuttavia, fa più morti nel Mezzogiorno. «La disponibilità e l'accesso ai servizi sanitari spiega Ricciardi penalizzano i cittadini del Sud e delle regioni centrali in piano di rientro. Gli screening oncologici, ad esempio, coprono la quasi totalità della popolazione in Lombardia, ma appena il 30 per cento dei residenti in Calabria. Moltiplichiamo questo per le diverse funzioni di assistenza e prevenzione sanitaria e avremo il capovolgimento ai danni del Sud e di parte del Centro di questi anni, dopo che per oltre un quarantennio il Paese aveva omogeneamente guadagnato in media 2 mesi di vita all'anno».

Continua a leggere su Il Mattino Digital
© RIPRODUZIONE RISERVATA