Gengive e diabete, un legame
che mette a rischio il sorriso

Gengive e diabete, un legame che mette a rischio il sorriso
Lunedì 14 Novembre 2016, 09:45
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Si stima che quasi 4 milioni di persone in Italia e poco meno di 400 milioni di persone nel mondo soffrano di diabete e che questo numero crescerà ulteriormente fino ad arrivare al 10% della popolazione mondiale adulta entro il 2030. Soffrire di diabete aumenta di circa tre volte il rischio di sviluppare un’infiammazione grave delle gengive e, in chi già soffre di parodontite, compromette i risultati delle terapie; la parodontite dal canto suo aumenta la probabilità di ammalarsi di diabete e rende più difficile il controllo del glucosio nel sangue nei diabetici, facendo salire il pericolo di complicanze e moltiplicando di 3,5 volte la mortalità. Necessari controlli regolari dal dentista per tutti, diabetici e non: le informazioni per mantenere in salute la bocca su www.gengive.org.


Una relazione a doppio binario. Diabete e malattia parodontale sono legate da un filo rosso che rende l’una causa ed effetto dell’altra: i quasi 4 milioni di diabetici italiani, a cui si aggiunge un altro milione di persone che non sanno di avere la glicemia alta, hanno un rischio tre volte più elevato di sviluppare un’infiammazione alle gengive o, se già ne soffrono, di vederla peggiorare; gli 8 milioni di italiani con una parodontite grave, a cui se ne aggiungono altri 12 con segni di infiammazione gengivale, hanno una maggiore probabilità di ammalarsi di diabete o, se sono già malati, di controllare peggio la glicemia, esponendosi al pericolo di complicanze.

Lo sottolinea la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SidP) in occasione della Giornata Mondiale del Diabete, il 14 novembre, invitando tutti gli italiani e soprattutto i pazienti con diabete a controllare la salute delle gengive e consigliando a chi ha una parodontite di controllare più spesso la glicemia e l’emoglobina glicata ( indice del controllo glicemico): sul sito www.gengive.org tutte le informazioni utili per mantenere in salute la bocca e per gestire al meglio le due patologie quando si manifestano assieme, come accade in milioni di italiani. “I diabetici hanno una probabilità più alta di soffrire anche di parodontite e di rispondere peggio alle cure odontoiatriche, soprattutto se non c’è un buon controllo della glicemia – spiega Claudio Gatti, presidente SidP – I diabetici hanno una reazione alterata nei confronti dei batteri, fra cui quelli responsabili di gengiviti e parodontiti presenti nella placca che si deposita attorno ai denti; inoltre vari mediatori aumentati in caso di diabete, come radicali liberi e citochine, possono accrescere l’infiammazione anche a livello dei tessuti parodontali. Inizialmente la gengiva si infiamma e appare più rossa, gonfia e con la tendenza a sanguinare, poi il problema progredisce andando a interessare i tessuti più profondi fino all’osso di supporto, che può pian piano riassorbirsi fino a portare alla perdita di uno o più denti. Se viene diagnosticato il diabete, quindi, è necessario fare subito una visita dal parodontologo e sottoporsi a un regolare monitoraggio, per evitare che si sviluppi la malattia o per intercettarla precocemente e poterla curare con successo”.


Serve attenzione anche nel caso contrario, quando il paziente soffre di parodontite, perché la malattia influenza il controllo e la progressione del diabete favorendo l’innalzamento della glicemia; in casi gravi può anche concorrere al suo sviluppo, perché peggiora il controllo degli zuccheri nel sangue. “In presenza di parodontite i batteri del cavo orale attraverso la circolazione possono raggiungere numerosi organi, innescando pericolose reazioni infiammatorie – osserva Gatti – La parodontite comporta un aumento della produzione di citochine infiammatorie che potrebbero contribuire all’insulino-resistenza, un incremento degli acidi grassi liberi e un calo della produzione di ossido nitrico nei vasi sanguigni. La parodontite inoltre aumenta il rischio di diabete facendo salire l’emoglobina glicata, indice di un peggior controllo glicemico; l’effetto è particolarmente marcato soprattutto nei soggetti con elevati livelli di proteina C-reattiva, un marcatore dell’infiammazione. Infine – prosegue Gatti - in chi ha la parodontite ed è già diabetico si è osservato un peggior controllo della glicemia e un maggior rischio di sviluppare complicanze: in chi ha il diabete di tipo 1 sono più probabili conseguenze gravi renali e cardiovascolari, nei pazienti con diabete di tipo 2 è più frequente l’insufficienza renale terminale e la mortalità cardio-renale è 3,5 volte superiore rispetto ai pazienti senza problemi di parodontite. È perciò molto importante gestire l’infiammazione con un’adeguata terapia parodontale per aiutare il diabetico a mantenere sotto controllo la glicemia: riuscirci significa favorire un miglioramento della salute parodontale, in un circolo virtuoso che migliora il benessere generale”.


Spesso il parodontologo può accorgersi di manifestazioni orali e segni di pre-diabete ancor prima che il paziente ne sia al corrente: regolari e periodiche visite di controllo dal dentista possono perciò aiutare la popolazione generale nella prevenzione e nella diagnosi precoce del diabete e anche per questo SIdP ha intrapreso una campagna di sensibilizzazione degli operatori sanitari e della popolazione, per promuovere una corretta prevenzione e cura della parodontite.
Informazioni al riguardo si possono trovare sul portale www.gengive.org ma il consiglio principale resta quello di andare regolarmente dal dentista per i controlli: “Rilevare la parodontite e trattarla per tempo può ridurre significativamente le complicanze del paziente diabetico, viceversa identificare i pazienti a rischio diabete è importante per prevenire e monitorare lo sviluppo della malattia parodontale, impostando un percorso di cura e prevenzione che preveda un’accurata igiene orale domiciliare. L’odontoiatra può richiedere al paziente alcuni esami del sangue se necessario e, in chi ha un parodontite grave e familiarità di primo grado per il diabete di tipo 2, consigliare una visita diabetologica”, conclude Gatti.
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