Opuscolo «razzista», Lorenzin in trincea: basta polemiche, contano i fatti

Lorenzin
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Giovedì 22 Settembre 2016, 11:44 - Ultimo agg. 24 Settembre, 18:44
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«Nel Fertility Day parliamo di salute, poi c'è l'aspetto politico e nella politica ci sono le strumentalizzazioni, e mi sa che c'è un sacco di gente che aspira a fare il ministro della Salute: va benissimo, ma io intanto mi occupo di cose vere». Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin risponde alle polemiche nate dopo la diffusione dei nuovi opuscoli per il Fertility Day. Fa mea culpa, ma difende il proprio operato.

«È difficile parlare di temi come la fertilità, ma bisogna parlarne. Ho vissuto tutte le polemiche, una per una, ma ciò che è importante sono i fatti e non le polemiche», prosegue. I fatti sono, ha affermato, che «oggi ci sono 700 mila coppie che cercano di avere un figlio e non ci riescono». E i fatti, ha proseguito, «ci dicono anche che ci sono milioni di giovani che non sono informati».

Per questo, ha avvertito Lorenzin, «è nostro dovere oggi mettere i giovani in condizioni di salute ottimali, come è nostro dovere oggi far sì che il servizio sanitario nazionale universalistico possa esserci tra 20 anni». Questo «fa il ministero della Salute: programma piani di lungo termine per la prevenzione, per prevenire le emergenze di domani; non si preoccupa solo dell'emergenza del momento». Quindi, ha concluso, «i problemi veri vanno affrontati, e quando non piacciono bisogna affrontarli lo stesso».


Lorenzin ha quindi ribadito come la sua priorità sia quella di occuparsi di «cose vere: parlo dei livelli essenziali di assistenza e del Fondo sanitario nazionale». Dunque «che io - ha aggiunto il ministro - debba passare intere giornate a fare speculazioni su una foto della campagna non va bene, posso occuparmene un giorno, ma poi chi è responsabile dell'accaduto va a casa».

Spiegando quindi l'episodio relativo alla foto della campagna sul Fertility, accusata di razzismo, Lorenzin ha affermato che le era stata presentata una foto diversa da quella in oggetto: «Perchè fosse diversa non lo so e i responsabili se ne devono assumere la responsabilità, ma al di là di questo - ha concluso - è importante parlare del problema di salute legato all'infertilità, ed è importante rilanciare l'attenzione sulle malattie sessualmente trasmesse, che sono in aumento».

La campagna per il Fertility Day «era proprio brutta ma io faccio il ministro e non il comunicatore; dunque mi interessa il messaggio più della campagna in sè», ha aggiunto precisando che, nel caso dell'ultima foto accusata di razzismo, si è trattato di un «errore tecnico e di incapacità». Lorenzin ha quindi chiarito la dinamica della vicenda relativa alla pubblicazione di una foto con immagini di ragazzi di colore associata a comportamenti negativi e accusata quindi di razzismo: «Questa foto - ha detto - non è la foto che abbiamo visto noi. Penso ci sia stato un errore tecnico e di incapacità. Ci hanno cioè mostrato un documento cartaceo che risultava diverso dalle immagini in alta definizione».

Quanto alla rimozione del direttore per la comunicazione del ministero, responsabile delle immagini per la campagna, Lorenzin ha detto che non si è trattato di un «capro espiatorio». Ad ogni modo, ha aggiunto, «se potessi fare un concorso al ministero della Salute per avere un grande direttore della comunicazione, lo avrei fatto già tre anni fa, ma non lo posso fare. Questa - ha rilevato - è stata una grande lezione per gli uffici del ministero e spero tutti ne prendano atto».

Ovviamente, ha sottolineato, «nessuno aveva intenzioni razziste, perchè noi del ministero della Salute ci occupiamo ogni giorno di garantire la salute a tutti gli italiani, indipendentemente dal colore della pelle, facciamo prevenzione per tutti. Per questo, per noi quella di razzismo è un'accusa fortissima». Detto ciò, ha concluso, «una cosa sono gli errori legati ad aspetti procedurali e burocratici, un'altra cosa sono i contenuti di salute fondamentali e al centro di questa campagna».

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