Maria Pirro
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Psicosi meningite,
corsa al vaccino

Psicosi meningite, corsa al vaccino
di Maria Pirro
Giovedì 5 Gennaio 2017, 08:33 - Ultimo agg. 23 Giugno, 08:42
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Vaccinarsi contro la meningite è diventata una priorità assoluta nell'Italia dei tanti, troppi no alla prevenzione gratuita, obbligatoria o raccomandata, che è invece al di sotto della soglia di sicurezza del 95 per cento per altre malattie con complicanze più diffuse e altrettanto gravi.

Da una parte, aumenta la paura di un'infezione che fa 13 morti in 12 mesi, nell'anno 2016: è la rilevazione del ministero della salute. «La percezione del rischio, più forte, è dovuta al rapido decorso della patologia», dice Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità.  «La meningite oggi ha una incidenza più di bassa di dieci anni fa», interviene l'epidemiologo Giulio Tarro, primario emerito del Cotugno. Ma è psicosi, e quindi assalto ai centri delle Asl da Roma a Palermo: 500 persone si sono sottoposte alla profilassi in due giorni, il 2 e 3 gennaio, solo a Chieti. Inevitabile la ressa: a Lanciano, ad esempio, l'affluenza record «ha finito col rallentare e intralciare la programmata attività legata al calendario vaccinale dei più piccoli», avvisa l'azienda sanitaria.

Lì dove il farmaco viene proposto gratuitamente le liste di attesa si allungano giorno dopo giorno e gli appuntamenti vengono fissati a distanza di mesi. A maggio, addirittura, nell'hinterland partenopeo. «Ma qui non c'è emergenza», ribadisce Maria Triassi, igienista che presiede la commissione regionale sui vaccini. Lei chiarisce: «Resta l'allarme in Toscana, si nota un incremento di diagnosi in Lombardia, ma la situazione in Campania non è preoccupante». La professoressa di igiene all'Università Federico II indica dati locali: «Si contano 30 casi, di cui 16 da meningococco di tipo C, quello più contagioso e aggressivo, nel 2016». Sono 191 in tutto il paese: diagnosi in diminuzione nell'ultimo anno. I numeri parlano chiaro. Eppure, tutti oggi hanno paura della meningite, come dimostra anche il boom di richieste in farmacia, dove la vaccinazione ha un costo che oscilla tra 70 e 80 euro, in base al ceppo da contrastare. «Gli interessati a volte non conoscono neppure la distinzione tra meningococco B e C: dovrebbero rivolgersi prima al medico di famiglia, ma il prodotto è disponibile. Nuove scorte sono appena arrivate», chiarisce Michele Di Iorio, presidente di Federfarma Napoli. «La psicosi è anche effetto di una scarsa cultura scientifica», aggiunge. «Il caos è alimentato anche da professionisti in camice bianco». Alcuni, a Firenze e Treviso, sono stati sanzionati per interventi contrari alla profilassi obbligatoria. «La linea dura è partita proprio da Napoli», ricorda il presidente dell'Ordine, Silvestro Scotti, che da anni promuove specifiche campagne di sensibilizzazione sulla profilassi con manifesti in città e nell'hinterland. Un problema è la disinformazione, per vari motivi.

Con il web, la notizia di una sola donna ieri ricoverata all'ospedale di Alessandria per una forma non contagiosa di meningite può diventare virale e avere riscontri immediati. «La situazione - dicono gli operatori del pronto soccorso - è stata difficile non da gestire, soprattutto per le moltissime telefonate».  Ma «evitiamo inutili allarmismi», ribadiscono. Anche Vittorio Demicheli, della direzione regionale Sanità in Piemonte, si affretta a puntualizzare: «Qui abbiamo registrato 9 casi di meningite contagiosa da meningococco nel 2016 e rileviamo un trend in regressione». Comunque, non basta. Risultato? Una riunione è convocata al ministero della salute, assediato anche da interrogazioni parlamentari, un altro vertice si è svolto già a Palazzo Santa Lucia.

«Un problema è che ogni regione o addirittura provincia o distretto sanitario ha una offerta vaccinale diversa», interviene Triassi, che spiega: «Ai bambini al 13 mese di vita, agli adolescenti fino a 18 anni e alle categorie a rischio Le Asl in Campania offrono gratuitamente l'anti-meningococco C, ma non in tutte è disponibile su richiesta e in copagamento il farmaco contro il tipo B e il quadrivalente, e ci sono differenze addirittura tra i vari distretti delle stesse aziende sanitarie. Altra causa di confisione». Così «si riduce anche l'effetto gregge, ossia la copertura dal contagio per la comunità», affermano Scotti e Siani. Il nuovo piano vaccini, approvato di recente con l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, punta a unificare l'offerta. «Andare a regime ha costi alti e tempi di attuazione ancora indefiniti», fa notare Triassi. In questo, sono decisive le riunioni, al ministero e nelle regioni. Anche per fermare la psicosi.
 

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