«Scuola venuta giù, voglio la verità
il mio ministero sarà parte civile»

«Scuola venuta giù, voglio la verità il mio ministero sarà parte civile»
di Elena Romanazzi
Domenica 28 Agosto 2016, 15:07
4 Minuti di Lettura
L’obiettivo è ambizioso. E dovrà essere il primo segno tangibile di ripresa della normalità. Se così può essere definito. La normalità della vita che passa attraverso l’avvio dell’anno scolastico. Subito. Nei tempi stabiliti. «Simbolo e risposta - spiega il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini - al senso di angoscia e paura che attraversa la comunità ferita dal terremoto». Per questa ragione - aggiunge - saremo al fianco della comunità scolastica fin dal primo giorno. L’anno si inaugura proprio nelle zone terremotate.

C’è la paura diffusa che le scuole possano sbriciolarsi come è accaduto alla Copernico di Amatrice.
«Questo istituto era stato ristrutturato di recente, inaugurato nel 2012, con lavori importanti e una ingente quantità di fondi spesi. Ma oggi è il giorno del dolore, della commozione, del saluto alle persone care, ai figli d’Italia».
Colpisce l’immagine dell’istituto di Amatrice ripiegato su se stesso.
«Non è compito della politica l’accertamento delle responsabilità. Ma della magistratura. Noi vogliamo chiarezza e verità. Vogliamo sapere come sia potuto accadere. Che tipo di lavori siano stati fatti e in che modo. Ci vorrà del tempo ma se verranno accertate delle responsabilità dirette e sarebbe molto grave, valuteremo, la costituzione del Miur come parte civile in un eventuale processo. Ma ora non è questa la priorità».
Ha parlato con la preside?
«La incontrerò nei prossimi giorni»
Non crede che sia opportuno affidare il controllo degli appalti per l’edilizia scolastica all’Autorità nazionale anticorruzione?
«È una decisione politica, non riguarda il Miur. Cantone ha espresso la sua posizione. L’Anac credo che debba fare l’Anac. L’azione dell’unità di missione presso la presidenza del Consiglio per l’edilizia scolastica sta lavorando in maniera molto positiva».
La sicurezza è la priorità. Le famiglie devono sentirsi sicure quando accompagnano i proprio figli in classe. Cosa si sta facendo?
«Non da oggi, ma dal 2014 la sicurezza degli edifici pubblici e in particolar modo della scuola è stata ed è al centro dell’azione del governo. Il tema dell’edilizia scolastica è stato affrontato in maniera serissima, sistemica e con risposte concrete. Cinquecento interventi di adeguamento alle norme antisismiche, uno stanziamento di 240 milioni di euro. L’istituzione dopo anni di vacatio dell’anagrafe dell’edilizia scolastica. I controlli a tappeto che certo non si possono chiudere nello spazio di poco tempo ma che vengono effettuati».
La Capranica di Amatrice risultava nell’anagrafe con tutte le carte in regola. Eppure...
«Eppure occorre cautela. Non si può allo stato attuale sostenere la tesi che sia crollata per i materiali con i quali è stata costruita e ristrutturata o se comunque non avrebbe potuto resistere per il violento sisma, pari a quello dell’Aquila. Occorre sempre cautela quando si tocca il tema della sicurezza».
I rapporti sugli edifici scolastici non sono esaltanti. Ventimila scuole insicure.
«Il dato non è corretto. Non si tratta di edifici insicuri ma di scuole che si trovano in zone a rischio sismico. E non va dimenticato che il 50 per cento del territorio nazionale è a rischio sismico. Noi abbiamo messo in campo tutti gli strumenti per affrontare questo capitolo per decenni abbandonato. Questo è il primo governo che si fa carico di responsabilità che per alcuni aspetti dovrebbero appartenere solo ed esclusivamente agli enti locali».
Ora ci sono 700 alunni, o forse più, che non sanno ancora dove inizieranno le lezioni.
«È la nostra priorità. Mia e del governo come detto anche dal presidente Renzi. Mercoledì sarò ad Amatrice dove abbiamo convocato una riunione proprio per affrontare questo aspetto».
La task Force è già al lavoro?
«È entrata in funzione».
Ministro, esiste già un piano?
«C’è un punto di partenza. Ci sono numerose scuole profondamente lesionate. E abbiamo delle ipotesi sulle quali ci confronteremo con i direttore scolastici regionali, i dirigenti scolastici e ovviamente la Protezione civile e gli enti locali».
Il piano prevede l’utilizzo di prefabbricati sul modello seguito all’Aquila?
«Si stanno valutando varie opzioni. Abbiamo un obiettivo forte e preciso. La scuola deve essere il simbolo e anche la risposta concreta a questo senso di angoscia e paura. Il simbolo che la comunità c’è e riparte lì dove è sempre esistita. I bambini di tutti i comuni devono tornare in classe e dovranno avere tutto il necessario. Le strutture, le attività che fanno parte della normalità. Per questo ci sono dei fondi specifici. Tre milioni e mezzo di euro»
C’è anche l’aspetto psicologico che va considerato.
«Affrontare la paura, spiegarla, riprendere un percorso di vita normale. I docenti saranno appositamente formati. Si sta pensando anche a questo. Scuole per studiare e formazione per ripartire da dove ci si è fermati. Sono a disposizione quattro milioni di euro. In totale i fondi investiti, i primi, ammontano complessivamente a sette milioni e mezzo di euro. Ci vorrà del tempo per cancellare la paura. Ma Casa Italia è anche questo, mettere la scuola al centro. Ripartire».
© RIPRODUZIONE RISERVATA