Nasce «l'Orto del Vescovo», a Carpi prodotti bio per i poveri e gli emiliani in difficoltà

Nasce «l'Orto del Vescovo», a Carpi prodotti bio per i poveri e gli emiliani in difficoltà
di Franca Giansoldati
Martedì 2 Maggio 2017, 16:38 - Ultimo agg. 3 Maggio, 13:51
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 Città del Vaticano – Carità a chilometro zero. Alcuni ettari di terreno, trattori, zappatrici, sementi, serre e impianti di irrigazione. Tutto nasce da un fondo agricolo non utilizzato, di proprietà della curia di Carpi, e dall’idea del vescovo, monsignor Francesco Cavina a seguito di un pesante bilancio. Quest’anno sono aumentate in tutta la zona le famiglie in difficoltà. Al portone della Caritas o delle parrocchie emiliane, dall’anno scorso a quest’anno, coloro che bussano per ricevere aiuti alimentari risultano in costante crescita. Non si sono più solo stranieri ma anche tanti emiliani che hanno perso il lavoro e faticano a trovarlo, altri che per un rovescio della fortuna non riescono più a mantenere la famiglia, oppure anziani rimasti soli con una misera pensione sociale. L’idea dell’orto del vescovo  - come è stato chiamato il progetto – è arrivata così, quasi per caso, sull’onda del bisogno su come fare fronte a tante richieste.

Come facilitare la spesa quotidiana della gente povera? La Cooperativa Sociale Nazareno ha fornito al vescovo la disponibilità a curare la realizzazione di un gigantesco orto. Zucchine, pomodori, patate, fagioli, insalata, zucche, finocchi, barbabietole, melanzane, cavoli, fragole. Il progetto è così decollato. Il terreno, i macchinari, le sementi, le spese vive per far partire l’iniziativa sociale. Già con il primo raccolto sulle tavole dei bisognosi arriveranno i prodotti della terra e, nello stesso tempo, alimenteranno il circuito delle vendite al dettaglio. A fare quadrare i conti ci penseranno il presidente della Cooperativa Sergio Zini, il fiduciario economico vescovile Paolo Ranieri e Marco Viola, vice presidente della Cooperativa. «Si tratta di un orto bio-dinamico realizzato nel terreno di Villa Chierici: gli ortaggi ricavati dalla coltivazione saranno, in parte, destinati alle famiglie in difficoltà, con figli, tramite le Caritas e le parrocchie diocesane coinvolte».
 
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