Messa in suffragio per il Duce ma non per chi è stato cremato, scoppia il caso e finisce sul tavolo di Papa Bergoglio

Messa in suffragio per il Duce ma non per chi è stato cremato, scoppia il caso e finisce sul tavolo di Papa Bergoglio
di Franca Giansoldati
Giovedì 5 Maggio 2016, 19:18 - Ultimo agg. 6 Maggio, 14:32
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CITTA' DEL VATICANO - Nell’anno della misericordia, proprio mentre Papa Francesco in piazza san Pietro celebrava una veglia di preghiera per tutti coloro che nel mondo hanno pianto la scomparsa di un congiunto, un prete ligure, (con il benestare del suo vescovo di Ventimiglia), si è rifiutato di celebrare la messa in suffragio di un ragazzo morto 30 anni fa in un incidente d’auto. Si trattava di Sergio Cresto, un rallista, che il 2 maggio 1986, morì in gara, in Corsica al fianco di Henri Toivonen. Anche il pilota morì. Amici e familiari avevano chiesto al parroco di Bordighera una celebrazione in suffragio, nella data della scomparsa, il 2 maggio, ma il parroco ha risposto picche. Niente da fare. "La messa non si può fare". La motivazione che ha fornito il sacerdote (e anche il vescovo, successivamente interpellato) riguarda il fatto che il giovane venne fatto cremare e le sue ceneri furono disperse in mare, senza dunque essere sepolto in un camposanto. Naturalmente il caso sta sollevando un putiferio, non solo per la mancanza di misericordia da parte della Chiesa, ma perché tanti fedeli si chiedono sconcertati come sia possibile che altri vescovi (Catania, Reggio Emilia) abbiano addirittura permesso di celebrare messe in suffragio per Benito Mussolini e i morti di Salò, mentre la famiglia del giovane pilota abbia dovuto incassare un altro dispiacere.
 
«Ho fatto presente ai familiari - ha detto il vescovo monsignor Suetta - che per il fratello non era stata seguita la prassi della liturgia della sepoltura cristiana». La sorella del pilota, Roberta aggiunge che avrebbe voluto far celebrare una messa in ricordo del fratello per far felice la madre anziana che ci teneva tanto
a ricordare così il figlio. «Il sacerdote mi ha detto che non era opportuno: si sarebbe creato un caso. Poi ha sottolineato che la chiesa di Sant'Ampelio era chiusa e che mia madre non era l'unica donna ad aver perso un figlio». Dopo queste frasi Roberta ha scritto una lettera di protesta a Papa Francesco, accompagnata da un centinaio di firme.
 
Chissà se il vescovo di Ventimiglia aveva presente il testo del nuovo rito delle esequie pubblicato dalla Cei qualche anno fa, in base alle direttive emanate dalla Congregazione della Dottrina della Fede. C’è un passaggio che riguarda proprio le cremazioni. “A coloro che avessero scelto la cremazione del loro cadavere si può concedere il rito delle esequie cristiane: tutto questo, in base a quanto stabilito dall’Istruzione della Sacra Congregazione del Sant’ Uffizio, De cadaverum crematione, in data 8 maggio 1963, nn. 2-3”.
 
 
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