Il Papa lavora al futuro della Siria e scrive una lettera ad Assad

Il Papa lavora al futuro della Siria e scrive una lettera ad Assad
di Franca Giansoldati
Lunedì 12 Dicembre 2016, 16:31 - Ultimo agg. 13 Dicembre, 22:35
3 Minuti di Lettura
CITTÀ DEL VATICANO - Papa Francesco lavora per il futuro della Siria e, in vista di futuri negoziati, ha preso carta e penna per scrivere una lettera al presidente siriano Bashar al-Assad e al popolo siriano. A consegnare la missiva diplomatica è stato il nunzio a Damasco, Zenari.

La notizia è stata diffusa nel pomeriggio dall’agenzia ufficiale Sana con tanto di foto opportunity. Francesco, in questo modo, ha voluto manifestare la sua vicinanza alla Siria e riconoscere il ruolo del suo interlocutore, alla luce delle difficili circostanze e della guerra ancora in corso, ripetendo che la Chiesa condanna ogni forma di terrorismo e di estremismo. L’ultimo appello per la pace del pontefice risale a ieri, quando - durante l’Angelus-  ha rammentato la sofferenza della gente e il bisogno di arrivare ad un cessate il fuoco stabile e duraturo. Francesco non ha mai fatto differenze tra cristiani e musulmani. «La Siria può rappresentare un modello di convivenza tra culture e religione, come del resto è sempre stato».

Il presidente Assad, dal canto suo, si è complimentato per la recentissima nomina a cardinale del nunzio, riconoscendo in questo modo al Papa la volontà di valorizzare la Siria. Il fatto che Francesco abbia deciso di lasciare Zenari a Damasco dopo il concistoro, rappresenta una anomalia unica rispetto al passato, mai avvenuta in precedenza. Zenari si è fatto portavoce della posizione della Santa Sede. La Siria gioca un ruolo di primaria importanza nella regione e per questo deve superare lo stallo e riprendersi la posizione che le spetta. Assad ha assicurato che la Siria, sia come Stato che come popolo, è determinata a ristabilire la sicurezza e la stabilità e continuare a raggiungere la riconciliazione nel modo migliore.

Una lettera, quella del Papa, che coincide con la preparazione di futuri negoziati tra le parti coinvolte. Ad ottobre i colloqui di Losanna che avevano coinvolto Russia, Stati Uniti e sette Paesi mediorientali, si erano conclusi con un nulla di fatto.  Gli usano avevano invitato a parlare il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, a tre settimane dal fallito cessate il fuoco.

Seduti al tavolo Iran, Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Iraq, Giordania ed Egitto. L’obiettivo di Losanna non era tanto raggiungere un'intesa, quanto esplorare i vantaggi del coinvolgimento di Paesi chiave nella regione in funzione di un accordo per il cessate il fuoco. Tutti nodi che sono stati trattati la settimana scorsa dal segretario di Stato vaticano, cardinale Parolin e da Lavrov nel corso di una riunione particolarmente lunga.

La Siria è uno storico alleato della Russia nel Medio Oriente. Russia e Siria hanno forti relazioni diplomatiche dai tempi della Guerra fredda e ancora oggi l’esercito siriano usa armi e mezzi di fabbricazione russa. La Siria ospita anche l’unica base navale russa nel Mediterraneo, costruita nel 1971. Per questi motivi, fin dal 2011 – quando in Siria cominciò la rivoluzione – la Russia si è sempre schierata dalla parte del regime di Assad, promettendo di usare il suo veto nel Consiglio di sicurezza dell’ONU per bloccare qualunque sanzione o intervento militare.

La mediazione russa ha salvato la Siria quando nel 2013 gli Stati Uniti minacciarono di bombardare il regime siriano in risposta all’utilizzo di armi chimiche contro i civili. In quella occasione vi fu Papa Francesco che organizzò una veglia di preghiera a San Pietro contro i bombardamenti americani a Damasco. Una presa di posizione che aveva lo scopo di impedire che l’interventismo americano potesse ripetere il fallimento della guerra in Iraq, con tutte le conseguenze che ancora il mondo sta pagando.
© RIPRODUZIONE RISERVATA