Papa Francesco e l'aneddoto del tassista romano, della signora armena e del profugo maleodorante

Papa Francesco e l'aneddoto del tassista romano, della signora armena e del profugo maleodorante
di Franca Giansoldati
Mercoledì 26 Ottobre 2016, 11:39 - Ultimo agg. 27 Ottobre, 08:39
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CITTA' DEL VATICANO - Come la storia può cambiare il senso delle prospettive. Papa Francesco senza mai evocare le barricate anti immigrati a Goro, all'udienza del mercoledì, ha raccontato un episodio di cui è venuto a conoscenza, che ha come protatonista un tassista romano, una signora, nipote di sopravvissuti al genocidio armeno e un profugo piuttosto male in arnese, sporco e maleodorante.
«Alcuni giorni fa -  ha detto Francesco - è capitata una storia 
piccolina ma significativa: c’era un rifugiato che cercava la strada e una signora  impietosita gli ha chiesto: lei cerca qualcosa? Quell'uomo era senza scarpe. Era un rifugiato. Lui le ha detto: vorrei andare a San Pietro e entrare dalla porta santa. La signora ha riflettuto un secondo: non ha scarpe, come fa... E così ha chiamato un taxi. Ma quel migrante, quel rifugiato puzzava. L’autista del taxi non voleva che salisse ma alla fine, su insistenza della signora,  lo ha fatto salire assieme alla donna che si è accomodata accanto a lui, nel sedile dietro. Mentre andavano la signora gli ha domandato della sua storia e migrante ha narrato  il percorso del suo viaggio. In quei dieci minuti di strada fino ad arrivare qui a San Pietro, quell'uomo ha parlato del suo dolore, della guerra, la fame, spiegando perché era fuggito  dalla sua patria per migrare qui. Quando sono arrivati la signora ha aperto la borsa per pagare il tassista e il tassista, che all’inizio non voleva che questo migrante salisse perché puzzava, ha detto  alla signora: no signora, sono io che devo pagare lei, perché lei  mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore.  Questa signora - ha proseguito il Papa, rivolgendosi ai fedeli presenti in piazza san Pietro - sapeva bene cosa fosse il  dolore di un migrante perché aveva il sangue armeno e sapeva della sofferenza del suo popolo. Quando noi facciamo una cosa del  genere all’inizio ci rifiutiamo perché ci dà un po’ di  incomodità, ’puzza’, ma alla fine la storia ci profuma l’anima e  ci fa cambiare: pensate a questa storia e pensiate a cosa  possiamo fare per i rifugiati». A conclusione dell’udienza il Papa ha raccomandato ai fedeli:  "Non dimenticate quella signora armena, quel migrante che puzzava e il  tassista al quale il migrante aveva cambiato l’anima". 
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