Papa Francesco a Genova: «Il buon imprenditore crea posti di lavoro, non sfrutta la gente. No al reddito di base per tutti»

Papa Francesco a Genova: «Il buon imprenditore crea posti di lavoro, non sfrutta la gente. No al reddito di base per tutti»
di Franca Giansoldati
Sabato 27 Maggio 2017, 09:40 - Ultimo agg. 29 Maggio, 09:11
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dal nostro inviato
GENOVA «L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». Papa Francesco inizia la sua visita a Genova partendo dall'Ilva, cattedrale laica simbolica della crisi industriale nazionale, e cita la Costituzione Italiana, aggiungendo: «Togliere il lavoro alla gente, sfruttare la gente è anticostituzionale». Vangelo e Costituzione che vanno a braccetto. Parla a braccio, davanti a sé ha solo qualche appunto preso durante il volo in elicottero da Roma a Genova. Risponde a un imprenditore, a un sindacalista, a una disoccupata, a una lavoratrice interinale. La categoria degli imprenditori viene sollecitata a creare posti di lavoro e a non promuovere speculazioni («Un buon imprenditore è fondamenteale per ogni buona economia, non esiste una buona economia senza un buon imprenditore»). Sferza la politica a non vessare l'imprenditoria «buona» con leggi e regole complicate. «Qualche volta il sistema politico sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi investe e crede nel lavoro. Perchè? Perchè crea burocrazia e controlli partendo dall’ipotesi che gli attori dell’economia siano speculatori?».

Papa Bergoglio traccia poi l'identikit del buon imprenditore, colui che crea posti di lavoro, valorizzando i propri lavoratori senza sfruttarli. Di domanda, in domanda il Papa si scaglia poi contro la formula del reddito di base per tutti, perché, ha spiegato, è preferibile battersi per «un lavoro per tutti» piuttosto che un assegno che non offre la dignità che garantisce un impiego. Si commuove poi pensando che proprio a Genova, negli anni Venti, la sua famiglia si imbarcò su una nave diretta in Argentina come tanti migranti. Oggi, nella stessa città, il figlio di quella coppia che salpava con bauli e scatoloni, si presenta «emozionatissimo» con l'abito bianco. Il dialogo termina con la preghiera e grandi applausi. 

Il programma della visita a Genova è particolarmente denso. Subito dopo lo aspettano i religiosi, i preti e i vescovi della Liguria nella cattedrale gotica di San Lorenzo. A loro riserva parole a tratti anche dure. Li sferza, li incita a non accontentarsi di un approccio "light" con la gente. Chiede più impegno missionari, coerenza nella testimonianza. Denuncia la tratta delle novizie, da parte di alcuni ordini religiosi femminili che, a corto di vocazioni, negli anni passati andavano a caccia di ragazze povere nelle Filippine per incrementare l'ingresso di nuove suore ed impedire, in questo modo, la morìa di tanti istituti religiosi. «Le vocazioni arriveranno, ne sono certo, basta che diate il buon esempio». La terza tappa della mattinata è con i giovani al santuario della Madonna della Guardia, sulle alture genovesi dove resta anche a pranzo. Trofie al pesto, arrosto e un dolce che divide con migranti, homeless e carcerati. A tavola c'è pure un imam. Il pranzo si tiene a porte chiuse, non sono ammesse telecamere, fotografi e giornalisti. 

Bergoglio, infine, non manca di andare a trovare i bambini malati al Gaslini, l'ospedale pediatrico. «Non vedevo l'ora di vedervi». I piccoli malati sono stati tutti abbracciati idealmente. «La sofferenza dei bambini è più dura da accettare». Uscendo ha lasciato una dedica molto toccante sul libro degli ospiti. «Qui il dolore trova la tenerezza, amore e guarigione, ringrazio di cuore il lavoro di chi opera dentro a questo ospedale. Per favore non dimenticatevi di pregare per me». 
 
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