Il Papa: «Stop a schiavismo moderno: il flusso dei capitali non può determinare vita dei migranti»

Il Papa: «Stop a schiavismo moderno: il flusso dei capitali non può determinare vita dei migranti»
di Franca Giansoldati
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 19:58 - Ultimo agg. 18 Febbraio, 16:01
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dal nostro inviato
CIUDAD JUAREZ (Messico) La rete di confine è lì, a portata di mano. Papa Francesco prega sul confine messicano. Una aspra terra di frontiera dove basta attraversare il Rio Grande, pagando cento dollari ai coyotes, la manovalanza dei narcos che trafficano coi poveracci che tentano di arrivare negli Stati Uniti. “Un passaggio un cammino carico di terribili ingiustizie, schiavizzati, sequestrati, soggetti ad estorsione, molti nostri fratelli sono oggetto di commercio di traffico umano".

Si tratta di una tragedia umana “che la migrazione forzata rappresenta. Un fenomeno globale”. Sono carne da macello. Dice proprio così. Papa Francesco grida tutto il suo dolore davanti a un sistema globale che si basa solo sul guadagno e crea schiavi. Più tardi riprenderà il concetto anche davanti agli imprenditori, declinandolo in chiave sociologica. “Il tempo in cui viviamo ha imposto il paradigma dell’utilità economica come principio delle relazioni personali”. Lavoro sottopagato, sfruttamento indiscriminato, regole non rispettate.

“La mentalità dominante propugna la maggior quantità possibile di profitti, a qualunque costo e in modo immediato. Non solo provoca la perdita della dimensione etica delle imprese, ma dimentica che il miglior investimento che si può fare è quello di investire sulla gente, sulle persone, sulle loro famiglie”.

La mattina a Ciudad Juarez Francesco la trascorre in un penitenziario di massima sicurezza dove sono reclusi responsabili di omicidi efferati commissionati dalle gang del narcotraffico. Ascolta attento alcune testimonianze. Subito dopo la sua agenda prevede un incontro con il mondo del lavoro. Banchieri, imprenditori e dipendenti. Il discorso si allarga.

“Dio chiederà conto agli schiavisti dei nostri giorni, e noi dobbiamo fare tutto il possibile perché queste situazioni non si verifichino più. Il flusso di capitale non può determinare il flusso e la vita delle persone”. Non è tanto un approccio comunista quello di Francesco. Tutt'altro. La sua visione oltrepassa il divario un po' demodè industriale-operaio, considerando entrambi come parte integrante di una stessa realtà che produce ricchezza da reinvestire per uno sviluppo comune armonico e responsabile. “Il miglior investimento è quello di creare opportunità. La mentalità dominante, invece, pone il flusso di persone al servizio dei flussi di capitale provocando in molti casi lo sfruttamento dei dipendenti come oggetti da usare e gettare”.

Un argomento che Francesco ha sollevato anche nella sua enciclica e che non riguarda solo il Messico ma tutto il mondo occidentale. La sua preoccupazione è “La mancanza di etica” nel mondo del lavoro, della finanza, della economia. Bisogna ripartire da lì. Altrimenti, si chiede: “Che mondo lasceremo ai nostri figli?”


In mattinata, davanti a tanti giovani detenuti, la maggior parte dei quali bassa manovalanza dei narcos, Papa Francesco pone la questione del reinserimento dei detenuti nella società. “Il reinserimento in carcere non comincia qui, tra queste pareti, ma inizia fuori nelle vie della città. Serve un sistema che possa creare salute sociale, con una società che cerca di non ammalarsi, inquinando le relazioni del quartiere, nelle scuole, nelle vie, nelle piazze”.

Ai detenuti si è rivolto con fare paterno. “Sappiamo che non si può tornare indietro, sappiamo che quel che è fatto è fatto. Perciò ho voluto celebrare con voi il Giubileo della misericordia, perché questo non significa che non ci sia la possibilità di scrivere una nuova storia d'ora in avanti”. La misericordia apre le braccia a chiunque lo voglia.

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