Il giudice Martella, «Dietro Manuela Orlandi la Stasi e i servizi bulgari ma non il Vaticano»

Il giudice Martella, «Dietro Manuela Orlandi la Stasi e i servizi bulgari ma non il Vaticano»
di Franca Giansoldati
Giovedì 21 Settembre 2017, 10:11 - Ultimo agg. 22 Settembre, 14:12
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Città del Vaticano - La scomparsa di Manuela Orlandi così come quella di Mirella Gregori, l'altra ragazzina romana che fu rapita pochi mesi prima della Orlandi, andrebbe ricercata nelle attività che all'epoca svolgevano la Stasi e i servizi segreti bulgari per depistare l'origine dell'attentato al Papa commesso da Ali Agca a San Pietro il 13 maggio 1981. La tesi viene riproposta dall'ex presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione, il magistrato Ilario Martella che svolse in passato lunghe indagini sul caso.

In una lunghissima lettera inviata al quotidiano dei vescovi, Avvenire, smentisce ogni ricostruzione fatta in questi giorni sul presunto coinvolgimento del Vaticano nella scomparsa di Manuela Orlandi, e suggerisce di rivolgere l'attenzione altrove per arrivare alla verità dei fatti. «Conclusivamente – scrive Martella - non può non riconoscersi che la ingegnosa raffinatezza spionistica e criminale della Stasi ha appieno realizzato lo scopo propostosi: la distrazione di massa dal caso Antonov (...). Ciò che duole profondamente è che a tal fine (può ben chiamarsi ragion di Stato) siano state sacrificate due giovani vite». 

«La data della scomparsa delle due giovani quindicenni è del 7.5.1983 (Mirella) e del 22.6.1983 (Emanuela): ciò avviene nel pieno dell’attività da me condotta quale giudice istruttore nel procedimento per l’attentato al Papa, allorché lo sviluppo delle indagini, aveva, portato all’arresto in data 25.11.1982 del cittadino bulgaro Serguei Antonov, quale complice del turco Mehmet Agca nel crimine di piazza San Pietro. La documentazione processualmente acquisita attesta che sin dall’agosto 1982 le autorità governative bulgare avevano richiesto alla Stasi, la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Germania Est (Ddr), una collaborazione finalizzata ad allontanare i sospetti di responsabilità dello Stato bulgaro nell’attentato al Papa».

I depistaggi. Secondo Martella un’attenta interpretazione di quegli eventi, «induce a ritenere che si intendeva realizzare lo stesso fine, come da preciso accordo tra le autorità bulgare e della Stasi: creare e promuovere false piste investigative che distraessero dal caso Antonov (…) In definitiva l’obiettivo da raggiungere (e raggiunto) sulla base dell’accordo bulgaro tedesco-orientale era quello di indurre il convincimento che l’attentato di piazza San Pietro avesse una sola matrice quella turca, risalente all’organizzazione estremistica dei "Lupi Grigi" di cui lo stesso Agca era un esponente e che la credibilità di tali ipotesi valesse a cancellare, o quantomeno, a indebolire quella di matrice bulgara».

Altro interesse da parte degli stessi servizi bulgari e della Ddr era quello di riporre la massima attenzione su chi aveva nelle mani la chiave di volta dell'intero progetto. «Questi non poteva che essere lo stesso attentatore del Papa Alì Agca, di cui, nel gestire le vicende dei due rapimenti, hanno, persistentemente richiesto la liberazione. Tali aspettative non verranno deluse con la totale ritrattazione dello stesso Agca delle chiamate in correità sia dei complici turchi che bulgari».

Martella racconta inoltre che esiste un documento top-secret in lingua russa, classificato segretissimo, diretto ancora una volta alla personale attenzione del capo della Stasi, Erich Mielke, a firma del ministro bulgaro Stojanov in cui si rileva il ringraziamento a seguito «dell’aiuto e dell’appoggio accordatoci per sventare la campagna anti-bulgara e anti-socialista in relazione all’attentato al Papa Giovanni Paolo II».

 

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