Rieti, Mariangela Mancini è morta per asfissia: tra le ipotesi lo strangolamento

Mariangela Mancini
Mariangela Mancini
di Mario Bergamini
Mercoledì 18 Maggio 2016, 07:53 - Ultimo agg. 17:51
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RIETI - Mariangela Mancini è morta per asfissia. La trentatreenne di Spedino di Borgorose, scomparsa giovedì e ritrovata venerdì mattina senza vita a poche centinaia di metri dall’abitazione della madre, ha sì ingerito acido muriatico, come ha certificato l’autopsia, ma il decesso è sopraggiunto per asfissia. Una mancanza di ossigeno che potrebbe essere stata causata dall’aver ingerito il reagente chimico che, pure in piccole quantità, come quelle trovate nello stomaco della donna, causa immediato gonfiore alla gola con evidenti difficoltà respiratorie e con la pressione sanguigna che scende rapidamente.

Ma l’asfissia potrebbe essere stata anche causata da un’azione esterna, come lo strangolamento, che troverebbe riscontro nelle profonde ecchimosi rinvenute sul collo della ragazza. O il soffocamento. Magari prodotto da una busta di plastica, infilata a forza nella testa della ragazza.

A cinque giorni di distanza dal ritrovamento del corpo della giovane, si complica eccome il quadro indiziario. E dopo l'apertura in Procura di un fascicolo, al momento a carico di ignoti, nel quale si ipotizza il reato di omicidio per la morte della giovane di Borgorose, l'indiscrezione del decesso sopraggiunto per asfissia rivoluziona ancor di più le carte in mano agli inquirenti.

GLI INDUMENTI
Anche perché non è l'unica certezza emersa nella giornata di ieri. L'altra è relativa agli indumenti indossati dalla giovane al momento del ritrovamento del corpo: tutti perfettamente asciutti, compresa una pesante felpa che Mariangela indossava al momento della scomparsa. Mariangela, ricordiamo, ha fatto perdere le sue tracce nella giornata di giovedì, poco dopo le 11. La sua morte è stata fatta risalire dal medico legale alle 14 dello stesso giovedì e il suo corpo è stato rinvenuto intorno alle 10 del giorno successivo, in un bosco ai lati di una stradina. Nella notte della sua scomparsa, nella zona ha infuriato per ore un temporale biblico. Credere che nessuno dei suoi indumenti si sia bagnato risulta quantomeno difficile. A meno che Mariangela, deceduta alle 14 di giovedì, sia stata condotta nel punto dove è poi stata ritrovata solo nella mattinata di venerdì. Un'ipotesi, questa, che avvalora le testimonianze di quanti - familiari ed amici - spergiurano di aver cercato Mariangela nel luogo dove è poi stata rinvenuta già nella serata di venerdì, senza lì trovarla. Affermazioni che sono state tutte riportate a verbale.

IL TELEFONO AL SETACCIO
Ora dopo ora, prende quindi consistenza la pista dell'omicidio. Pista da sempre sostenuta dai familiari della donna che, lunedì, hanno nominato il dottor Gaetano Falcocchio loro consulente, chiedendo formalmente alla Procura di approfondire le indagine sul decesso di Mariangela. A non convincere la famiglia, in particolare, sono le escoriazioni e le ecchimosi trovate sul collo della ragazza, incompatibili, a loro dire, con l'ipotesi che la trentatreenne si sia tolta la vita ingerendo una parte dell'acido muriatico contenuto nella bottiglia trovata accanto al suo corpo. Gli specialisti dei carabinieri - ieri mattina si è intanto svolto un vertice tra il colonnello Roccia e il procuratore capo, Giuseppe Saieva - potrebbero tornare già oggi a compiere un sopralluogo nel bosco di Spedino, a poche centinaia di metri della casa della mamma di Mariangela, dove il 13 maggio un elicottero dei vigili del fuoco ha individuato il suo corpo.

Così come non è escluso che nelle prossime ore gli inquirenti tornino a risentire anche amici e familiari. Al setaccio degli inquirenti anche il traffico dell'utenza telefonica della giovane reatina.

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