Raggi, codice per gli assessori: «Partecipate, scelte sul merito»

Raggi, codice per gli assessori: «Partecipate, scelte sul merito»
di Simone Canettieri e Stefania Piras
Mercoledì 22 Giugno 2016, 08:35 - Ultimo agg. 14:40
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ROMA Nemmeno il tempo di insediarsi ufficialmente in Campidoglio - oggi la proclamazione degli eletti - che subito un'inchiesta della Procura sui campi rom le ha dato il benvenuto. Ricordando al neo sindaco Virginia Raggi, qualora ce ne fosse bisogno, ciò che l'aspetta in Comune. Lei di prima mattina ha commentato gli arresti per la gestione dei campi nomadi (fatti risalenti al 2013) con un tweet per ringraziare «la Procura e le forze dell'ordine: ora #voltiamopagina». In serata il M5S ha fatto sapere che anche gli assessori della squadra pentastellata (alle partecipate, come delega di scopo, quindi a tempo, dovrebbe andare Antonio Blandini, docente di diritto commerciale) saranno sottoposti al «contratto» già sottoscritto dai candidati.

LE REGOLE
Che di fatto prevede due cose: una multa di 150mila euro se non seguiranno le indicazioni dello Staff, ma anche un altro aspetto più tecnico. E cioè che «le proposte di atti di alta amministrazione e le questioni giuridicamente complesse verranno preventivamente sottoposte a parere tecnico-legale a cura dello staff coordinato dai garanti del M5S». Un modo per bypassare la macchina amministrativa del Campidoglio. Della quale Raggi si fida ma fino a un certo punto. Ieri il neo sindaco ha trovato anche il tempo di ritornare allo studio Sammarco annunciando che domani (oggi-ndr) «rimetterà i mandati da avvocato». Anche perché sullo sfondo c'è sempre la vicenda delle consulenze con la Asl di Civitavecchia non dichiarate nel 2013 e nel 2014. Raggi, intanto, si muove con estrema cautela. Soprattutto nei confronti delle municipalizzate: «Non ci sarà lo spoil system ma la valutazione del merito e dei risultati raggiunti», è la linea del M5S. Non ci sarà dunque pulizia etnica nei confronti dei dirigenti. Una nota fatta trapelare dopo il vertice alla Camera con il direttorio pentastellato (Di Battista, Di Maio, Fico, Ruocco, Sibilia) più il mini direttorio romano (Lombardi, Taverna, Perilli e Castaldo). Una mossa diametralmente opposta a quella di Torino dove Chiara Appendino, almeno secondo l'ex sindaco Piero Fassino, è pronta a mettere le mani sulle società. Per inciso: a Torino non è stato firmato il codice etico come a Roma. Dove adesso sono concentrate tutte le energie del M5S.

LO SCENARIO
Che, dopo le elezioni amministrative, cerca di capitalizzare il risultato alle amministrative dentro il Parlamento riaccendendo il dibattito politico sulle proprie proposte di legge. È Luigi Di Maio che sulla sua pagina Facebook fa l'inventario dell'offerta pentastellata: il taglio dello stipendio, dei rimborsi, l'abolizione di Equitalia, il reddito di cittadinanza, una nuova legge anti corruzione. «Se il Presidente del Consiglio volesse cambiare davvero - scrive il vicepresidente della Camera - inizierebbe a farci votare in Parlamento». Dichiarazioni fotocopia sono arrivate ieri da altri esponenti M5S. «Ora, non possono non prendere in considerazione le nostre proposte», è il ragionamento del M5S. Toni interlocutori e attendisti da chi ha tutto l'interesse ad aspettare le mosse degli avversari, senza attaccare. Ancora una volta è Di Maio il più calibrato: «Non ci sto a personalizzare il referendum».

L'ITALICUM
E sulla legge elettorale Italicum, mai troppo osteggiata dal M5S, Di Maio si mostra distaccato: «Anche se ci favorisse, bisognerebbe dar atto al Movimento 5 Stelle di opporsi a una legge che lo favorisce. Se una legge è sbagliata, non si decide di portarla avanti o respingerla a seconda di quanto ti favorisce o no». Ma il M5S è concentrato anche su aspetti organizzativi e strategici. Il più importante è l'incontro che ha convocato Di Maio, responsabile degli enti locali del direttorio M5S, e che si terrà entro questo settimana tra tutti i nuovi 19 sindaci del Movimento. All'appuntamento però potrebbero non essere presenti per motivi istituzionali le amministratrici più importanti: Raggi e Appendino. È di fatto l'istituzione di un coordinamento politico, come aveva auspicato il primo cittadino di Parma Federico Pizzarotti che però in quanto amministratore di vecchia data non sarà presente. Il sindaco emiliano, tra l'altro, vive ancora nel limbo della sospensione dal M5S. L'obiettivo dell'incontro è istituire una linea politica comune per tutti gli amministratori ed evitare quindi nuovi e possibili casi Pizzarotti. Anche se Parma, la prima Stalingrado grillina, sembra lontana anni luce da Roma, dove la parola d'ordine adesso passo felpato e cautela. E proprio dalla città emiliana arriva un attacco pesante alle scelte della Raggi da parte dell'assessore (grillino) all'Ambiente, Gabriele Folli: «Ci avete criticato per quattro anni per non essere riusciti a chiudere l'inceneritore e poi mettete come assessore all'Ambiente a Roma una convinta inceneritorista...». La diretta interessata replica: «Nel mio piano di azione non sono previsti inceneritori».

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