Virginia spiega la crisi in 73 secondi E spunta l'assessore a sua insaputa

Virginia spiega la crisi in 73 secondi E spunta l'assessore a sua insaputa
di Simone Canettieri e Lorenzo De Cicco
Mercoledì 21 Settembre 2016, 07:48
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ROMA La casistica degli «a sua insaputa» da ieri si arricchisce di un nuovo archetipo: l'assessore al Bilancio. Si scopre infatti che la Capitale un responsabile dei conti ce l'ha, altro che ricerche disperate della giunta grillina e curriculum da vagliare. Raffaele De Dominicis, l'ex magistrato della Corte dei Conti nominato il sette settembre e poi mandato via dopo tre giorni perché non aveva i giusti requisiti richiesti dal M5S (sarebbe indagato per abuso d'ufficio), formalmente è rimasto in carica. E quindi, magari, andrebbe anche pagato.

IL GIALLO
«Io assessore in carica? Non ne so niente, non so che dire», risponde l'interessato al telefono. Ma una cosa è certa: la sua nomina, al di là di un post su Facebook della sindaca Virginia Raggi, non è mai stata revocata. La scoperta - anticipata due giorni fa dal Messaggero - è stata confermata durante il Consiglio comunale di ieri. Chiamato a riunirsi dopo venti giorni, dopo l'ultima volta, quel primo settembre delle dimissioni a catena. All'ordine del giorno della seduta più bizzarra degli ultimi tempi c'era la manovra di bilancio da 18 milioni per salvare la moribonda Atac, ma anche la relazione della pentastellata sulla situazione politica in Campidoglio. Dove appunto sono passati un assessore dimissionario (Marcello Minenna), un altro licenziato su Facebook (De Dominicis) e una lunga serie di addii a catena. Invece, alla velocità di un tweet e come se leggesse un post-it Raggi ha relazionato l'Aula sullo stato dell'arte. Alla sindaca che tentenna sulle Olimpiadi va sicuramente la medaglia d'oro per l'intervento più rapido della storia dei primi cittadini di Roma. In settantatre (73) secondi ha detto che adesso di assessori ne cerca due perché ha scorporato le deleghe (Bilancio più Partecipate) e che «nel più breve tempo possibile procederemo alle nomine». Niente da spiegare su Minenna (ieri rientrato in Consob) né su De Dominicis se non un «erano venute meno le condizioni politiche per il rapporto fiduciario». Il Pd non crede a un assist del genere. Venti giorni di paralisi spiegati in un minuto e qualche spiccio? Michela Di Biase, la capogruppo dem, attacca: «Non si governa su Facebook». Poi cambia registro e dai social network passa ai grandi classici masticati proprio da queste pareti: «Quousque tandem abutere, Virginia, patientia nostra?».

Fino a quando Alessandro Onorato (lista Marchini) alza la mano e chiede garrulo: «Ma siamo sicuri che De Dominicis sia stato revocato?». A questo punto Marcello De Vito, il presidente dell'Aula vicino a Roberta Lombardi e per osmosi non proprio un iperentusiasta dell'andazzo, prova a metterci una pezza: «La sindaca fa le veci degli assessori assenti». E anche la Raggi alla fine proverà una spiegazione rabberciata: «Se l'assessore è assente, c'è il sindaco in sua vece». Dunque non si sa per quale motivo (un errore degli uffici, un complotto dei potere dei forti, un virus all'ufficio protocollo...) la nomina dell'ex procuratore della Corte dei conti non è mai stata revocata, e quindi gli spetterebbe anche uno stipendio. La piega del dibattito diventa surreale. La Raggi illustra la delibera che sarà approvata, le opposizioni attaccano.

LE FRIZIONI INTERNE
Il M5S va in affanno anche nella costruzione del solito nemico: «Ma prima c'era Mafia Capitaleeeee», arringa il capogruppo Paolo Ferrara. Salvo sfogarsi al bar: «Ragazzi, dobbiamo metterci a lavorare: basta con queste pagliacciate». Stesso imbarazzo che filtra dall'area che fa capo a De Vito, sfidante della Raggi alle comunarie online. «Avevamo convocato il Consiglio dopo 20 giorni dalle dimissioni di Minenna, proprio per dare tempo alla sindaca di dirci il nuovo assessore», si sfogano nel suo entourage. «E invece...». E ancora una volta, la scena ha rubato il posto al retroscena. Altro che trasparenza. «Qui - scherzano i consiglieri Pd - ci sono proprio gli assessori invisibili».