Sono da poco passate le otto di mattina, quando arrivano ben cinque auto dei carabinieri: in un terreno di proprietà di Ferrovie dello Stato in via Ettore Fieramosca, a Casal Bertone, nella zona della Tiburtina, durante alcuni lavori di manutenzione vengono fuori dei resti umani.
GLI OPERAI
Si tratta di uno scheletro che dovrebbe trovarsi lì da almeno sei mesi, forse più di un anno, un anno e mezzo. Lo ritrovano degli operai che stavano lavorando in un canale di scolo. Il pubblico ministero ha nominato un medico patologo per definire l’esatto periodo del decesso . Il medico, dopo la prima ricognizione del corpo, ha riferito di non aver rinvenuto segni di violenza e, da dimensioni bacino e cranio, dovrebbe trattarsi di una donna dall’età stimabile di circa 30 anni. Si proverà a prelevare il Dna oppure si proverà dal calco dei denti ad arrivare a possibile identificazione.
L’INDIZIO
L’unico indizio concreto sui resti rinvenuti è una collanina d’argento al collo.
TERRA DI NESSUNO
La zona è quella specie di terra di nessuno fra via Prenestina e Casal Bertone: la vita finisce con il benzinaio che fa angolo sulla Prenestina e ricomincia con il cosiddetto mercato di via Alberto Pollio, un rudere che sta lì fermo da un decennio, in attesa di operai che completino l’opera, conclusione più volte promessa dal Comune all’approssimarsi delle campagne elettorali. In mezzo c’è il nulla: terreni incolti, dove ci sono solo canneti che separano i binari della ferrovia. Ci passano i treni regionali, quelli che vanno verso Tivoli e l’Abruzzo, e quelli dell’alta velocità. I terreni sono recintati. Ma sono recinzioni facili da scavalcare. E l’abbandono dell’intera area è testimoniato dai cumuli di rifiuti abbandonati: sanitari a pezzi abbandonati, sacchi di calcinacci, i resti di un forno. Una discarica abusiva dove si vedono le tracce di un veicolo andato a fuoco chissà da quanto tempo.
Dentro il terreno di Ferrovie dello Stato, ci sono dei campi sportivi che paiono abbandonati: l’erba sintetica sul campo di calcetto appare in buono stato e le righe del campo sono ben visibili, ma sul terreno di gioco sono abbandonati rotoli arrugginiti di rete metallica. Sul viale di ingresso ci sono dei mezzi da lavoro: un bobcat e il cassone di un camion da riempire. Si stanno tagliando i canneti anche per ridurre il rischio di incendio durante le settimane più calde dell’estate. Più avanti, ci sono anche dei campi da tennis ma lo stato di conservazione è sempre lo stesso: terra di nessuno.
Non a caso, tutta questa grande area verde - che di fatto si conclude con il retro della discoteca Qube e i palazzi ad essa adiacente - è un luogo di rifugio di persone senza fissa dimora, tossicodipendenti e, a volte, prostituzione, come raccontano alcuni dei sorveglianti che lavorano a controllare i terreni adiacenti a quello del ritrovamento. Anche i carabinieri intervenuti hanno rinvenuto nell’area dei giacigli abbandonati.