Regeni, fiaccolata al Pantheon, i genitori: «Chiediamo sempre più forte la verità»

Regeni, fiaccolata al Pantheon, i genitori: «Chiediamo sempre più forte la verità»
Lunedì 25 Luglio 2016, 20:35 - Ultimo agg. 26 Luglio, 17:33
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Alle 19:41 in punto decine di fiaccole si sono accese davanti al Pantheon per chiedere «verità e giustizia per Giulio Regeni». A quell'ora di sei mesi fa il ricercatore scomparve per sempre dopo essere uscito di casa per incontrare un docente italiano, da anni trapiantato al Cairo. Il corpo senza vita e sfigurato di Regeni venne ritrovato otto giorni dopo e sulle cause della sua morte ancora oggi, dopo 180 giorni, si brancola nel buio. Per questo Amnesty International, insieme con l'associazione Antigone e la Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili, hanno deciso di scendere di nuovo in piazza, per chiedere che si faccia luce sull'omicidio. «Siamo qui per chiedere sempre più forte verità e giustizia», le parole dei genitori di Regeni. «Chiediamo alle autorità egiziane di collaborare - sottolineano -. A sei mesi da quel giorno non sappiamo ancora perché Giulio sia stato ucciso».

 
Qualche novità, sul fronte investigativo, potrebbe arrivare dalla consulenza tecnica, decisa dalla procura di Roma e da quella del Cairo sui video delle stazioni della metropolitana della capitale egiziana dove sarebbe transitato Regeni prima di sparire nel nulla. Gli hard disk saranno inviati in un centro specializzato in Germania, dove gli esperti dovranno estrapolare le immagini di quel 25 gennaio per cercare di capire chi abbia incontrato e cosa sia successo al ragazzo prima di morire. Intanto, gli inquirenti romani continuano con determinazione il loro lavoro per arrivare ai responsabili dell'omicidio. I pm di piazzale Clodio confermano che «il canale di collaborazione con Il Cairo resta aperto», malgrado alcuni «buchi neri», come la mancata consegna agli italiani del traffico di celle telefoniche della zona in cui scomparve Regeni e quella in cui fu trovato il suo cadavere. Mancanze che più volte hanno rischiato di interrompere i rapporti tra le due procure. Il lavoro dei magistrati, al momento, è incentrato sulle modalità attraverso le quali gli effetti personali di Regeni (passaporto, carta di credito e tesserini universitari) siano finiti nelle mani di una presunta banda criminale. Una pista, quella della gang, che continua ad essere ritenuta inattendibile per gli inquirenti italiani.

La Procura, inoltre, continua a mantenere i contatti anche con i colleghi inglesi in merito alle amicizie che Regeni aveva con esponenti dell'università di Cambridge. Chi va a caccia della verità, in Italia, sono anche i genitori e gli amici di Giulio, ai quali si aggiungono le decine di persone che stasera hanno affollato la piazza davanti al Pantheon, uno dei monumenti simbolo della Capitale. «Verità per Giulio Regeni», recitano striscioni e manifesti su tutta la piazza, sorretti anche da alcuni cittadini egiziani. «Con questa manifestazione vogliamo tenere alta l'attenzione su Regeni - dice il presidente di Amnesty International Italia, Riccardo Noury -.
Le autorità collaborino, quelle egiziane dicano la verità, quelle italiane la pretendano». Le fiaccole sfidano anche le gocce di pioggia, chi è sceso in piazza ripara le candele con il palmo mano: «Non sarà di certo la pioggia a fermarci», dicono mentre tengono strette le bandiere gialle, «il colore della verità».

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