All’alzata del Panno
monito anti corruzione
nel segno di San Matteo

All’alzata del Panno monito anti corruzione nel segno di San Matteo
di Giuseppe Pecorelli
Lunedì 22 Agosto 2016, 08:21
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«Tanta gente si dice cristiana e non annuncia Dio, ma il male. Si dice che il nostro, l’Italia, sia il paese più cristiano di tutti, ma è anche quello dov’è più diffusa la corruzione. Come mai?». Il parroco della cattedrale, don Michele Pecoraro presiede ieri sera la messa che anticipa il rito tradizionale dell’alzata del panno di San Matteo in una cripta affollata di fedeli e, nella sua omelia, rivolge questa domanda ai presenti.

Il problema è nella fede incoerente di molti. «San Matteo – continua il sacerdote – è un dono che Dio fa all’umanità intera, ma in particolare ai salernitani. San Matteo è gloria di Dio, ma come lo annunciamo? Non dobbiamo cedere alla tentazione dell’egoismo, del successo, del proprio comodo. Gesù ha scelto la strada stretta della croce. Noi tutti abbiamo la libertà di scegliere se stare o non stare con Dio. Matteo ha scelto la ricchezza di Gesù, dall’incontro con Cristo è stato trasformato». Nessuno è escluso da questa chiamata a dare testimonianza di vita cristiana, anche nella vita pubblica. «Per questo – spiega ancora don Pecoraro - Gesù ha chiamato Matteo, un peccatore, un pubblicano. Nessuno si senta escluso dal cuore di Dio e viva nella Chiesa il cammino verso la salvezza». Non a caso, la vera novità di quest’anno è che sono due i panni issati in cattedrale. Il primo è quello tradizionale alla cui base campeggia il motto celebre «Salerno è mia: io la difendo». Il secondo è posto all’esterno dell’atrio, sulla facciata, in cima alle scale. Raffigura San Matteo, in posizione solenne, col viso rivolto verso l’alto e circondato dagli angeli mentre due gli tengono il Vangelo, un altro il calamaio per scrivere, un altro ancora la palma del martirio.

«È la riproduzione in stampa – spiega il parroco – di un dipinto conservato nella chiesa di San Matteo ad duo flumina di Casal Velino, dove furono accolte le spoglie del patrono appena ritrovate. L’ha dipinto e donato, sessant’anni fa, un monaco dell’abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni. Abbiamo fatto questa scelta perché tutti, anche i passanti o i turisti, possano capire che la nostra città è in festa. In ogni paese il panno è posto all’esterno». Il monito ad una vita fatta di giustizia e verità, così come testimoniato dal patrono, deve essere chiaro a tutti, visibile per chi sale da via Duomo o scende da largo Abate Conforti. San Matteo è un peccatore che si converte e cambia. Il tema della misericordia è centrale nella riflessione dell’arcivescovo Luigi Moretti, che presiede la liturgia della parola nell’atrio del duomo. «Papa Francesco – ricorda il presule – ha voluto che quest’Anno santo fosse dedicato alla misericordia e che tutta la Chiesa ne facesse esperienza. In questo tempo che precede la festa, viviamo l’esperienza del perdono nel sacramento della riconciliazione, ma nello stesso tempo rispondiamo alla chiamata ad essere misericordiosi come il Padre. Il programma dei festeggiamenti è intenso e ricco di momenti, tutti giubilari. In particolare vogliamo condividere la festa con i malati, i carcerati, i poveri».

E infine l’augurio perché San Matteo «sia intercessore di pace e di comunione. La sua sia la festa di tutta la famiglia di questa città. Sarebbe bello che la messa del 21 settembre diventasse il Giubileo della città di Salerno». 
 
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