Delitto delle Fornelle,
davanti al pm
il replay dell’omicidio

Delitto delle Fornelle, davanti al pm il replay dell’omicidio
di ​Petronilla Carillo
Martedì 31 Maggio 2016, 06:45 - Ultimo agg. 09:06
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È durato circa tre ore l’interrogatorio in carcere di Luca Gentile, il giovane delle Fornelle, accusato di aver ammazzato il suocero Eugenio Tura De Marco accoltellandolo. Tre ore durante le quali è stato eseguito anche un esperimento giudiziario con lo psichiatra Antonello Crisci, perito del sostituto procuratore Elena Guarino titolare dell’inchiesta. Esperimento che, a causa di alcune contestazioni mosse dai legali del giovane Luca, gli avvocati Enrico Lezza e Gino Gassani, verrà ripetuto la settimana prossima presso l’abitazione della vittima, probabilmente anche alla presenza della figlia Daniela, fidanzata di Gentile e al momento anche lei indagata per concorso in omicidio.
Nel corso dell’esperimento, il professore Crisci ha aiutato Luca a far luce sulle tante ombre che rendono difficili i suoi ricordi a proposito di quella sera. Così il ragazzo è stato fatto sedere su una sedia mentre il perito della Procura ha simulato, passo dopo passo, tutto quanto veniva raccontato dal ragazzo. Crisci ha finto di essere Tura De Marco, ha finto di afferrarlo al collo e di toccargli i genitali e il ragazzo è stato indotto a reagire. Ma, quando si è girato per sferrargli la coltellata, invece che colpirlo al fianco (secondo i risultati dell’autopsia il sessantenne sarebbe morto proprio per la ferita intercostale) lo avrebbe colpito alla coscia. Una ricostruzione «falsata», secondo i legali del ragazzo, sia dalla sedia sulla quale il giovane è stato fatto accomodare, che non è la stessa di quella su cui era seduto a casa della vittima, sia dal fatto che il perito è più basso di Tura De Marco. Di qui la necessità di ripetere l’esperimento alle Fornelle cercando una persona alta almeno un metro e 72 centimetri, come la vittima, così da poter simulare perfettamente l’azione omicidiaria. 
Sempre il professore Crisci, alla presenza anche del comandante del Nucleo investigativo del Reparto operativo del comando provinciale, il maggiore Alessandro De Vico, ha anche disposto per il 22enne una nuova perizia, un elettroencefalogramma per capire se, effettivamente, soffra di crisi epilettiche. Una di queste crisi gli sarebbe venuta il sabato sera quando fu ritrovato il cadavere del suocero.
Tante, però, le contraddizioni del suo racconto. A partire dall’invito ricevuto da Turi De Marco la sera del venerdì (quella in un cui fu ucciso) per bere un bicchiere di vino insieme. Il pm Elena Guarino ha contestato questa versione dei fatti ricordando a Luca che proprio lui aveva raccontato di minacce ricevute dal suocero a proposito del suo fidanzamento con la figlia e che, quindi, sembrava un po’ strano che dopo essere stato minacciato aveva deciso di farsi offrire un bicchiere di vino. Il ragazzo, quando è stato in difficoltà, si è trincerato dietro tanti «non ricordo». Come quando gli è stato chiesto del coltello: se, cioè, lo aveva portato lui o era un coltello trovato in casa. Subito dopo l’arresto aveva detto che era un coltello trovato in casa, che Eugenio aveva tra le mani e poi posato; quindi che lui lo aveva buttato nel fiume Irno dopo l’omicidio. Poi ha cambiato versione e detto di essere uscito di casa con un coltello che portava sempre con sé. 
Luca ha anche raccontato, ieri, che lui e Daniela hanno sempre parlato di dare botte e mai di uccidere Eugenio. 
Poi una particolarità: nel suo racconto spunta un cane, un barboncino che lui non ricorda se fosse bianco o color champagne. Un cane che Eugenio aveva preso da poco e chiuso, al suo arrivo in casa, in un’altra stanza. Il cane non è mai stato trovato dagli inquirenti. 
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