Campania, diagnosi sbagliata
a 18enne recidono l’intestino

Campania, diagnosi sbagliata a 18enne recidono l’intestino
di ​Petronilla Carillo
Mercoledì 15 Marzo 2017, 06:55 - Ultimo agg. 12:55
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Secondo l’accusa i medici non avrebbero diagnosticato correttamente i sintomi di una infiammazione dell’appendice scambiandola per una dismenorrea e causando così una congestione e sofferenza delle anse intestinali che hanno reso necessario, in fase di intervento chirurigico, di una resezione intestinale con emicolectomia destra. In pratica, è stato necessario asportare ad una ragazza di soli diciotto anni una parte «importante» del proprio intestino. Dopo la prima richiesta di archiviazione presentate dalla stessa Procura, alla quale si è opposto il legale della ragazza, l’avvocato Francesco Oliveto, il gup ha disposto l’imputazione coatta nei confronti di un medico del 118 e del medico di base della ragazza. Ieri la discussione in udienza, oggi la decisione del gup Maria Zambrano su un eventuale rinvio a giudizio per colpa medica dei due sanitari. 


Le vicissitudini della giovane hanno inizio il 13 febbraio del 2014 quando dapprima il nonno e poi la madre chiamano la guardia medica (era una domenica) per sollecitare un interveto domiciliare. La diciottenne, infatti, a parte il ciclo mestruale, aveva acuti e persistenti dolori al ventre con febbre alta, vomito e diarrea. Il medico consiglia loro di chiamare il 118 in quanto «meglio attrezzati per la visita domiciliare e che avrebbero potuto provvedere, nel caso, al ricovero ospedaliero». A seguito della visita il medico somministra alla ragazza una flebo endovena e le diagnostica una sindrome influenzale associata alle mestruazioni. Nei giorni successivi il quadro clinico peggiora.Viene chiamato il medico di base il quale, conoscendo le problematiche della paziente nella fase mestruale, ritenne inutile fare una nuova visita domiciliare. È un medico amico di famiglia, ma soltanto il 17, a consigliare un immediato ricovero in ospedale a causa di un addome acuto.


Una volta al Ruggi i genitori della ragazza, non appena i sanitari le dignosticano una appendicite acuta, ritengono opportuno trasferirla in una clinica privata di Roma dove è stata poi operata e dove i medici hanno trovato un quadro clinico drammatico.Di qui la querela nei confronti dei medici salernitani che non hanno saputo, a detta della vittima, diagnosticare una semplice appendicite. 
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