Il salto di qualità è pronto. I marocchini di Santa Cecilia diranno addio alla vecchia moschea, sistemata in un garage angusto, insufficiente a ospitare tutti i musulmani della zona. Nel periodo del Ramadan sono almeno 70 i marocchini che, ogni giorno, raggiungono la moschea. Vengono per pregare, ma lo spazio è insufficiente. La raccolta fondi è stata rapida, l'entusiasmo è cresciuto. Il proprietario del capannone ha fiutato l'affare: «Datemi 600mila euro e i locali sono vostri». La nascita della nuova moschea scuote le stanze a palazzo di città. Il sindaco Cariello è preoccupato. Insieme al consigliere comunale Peppe La Brocca, il primo cittadino si è precipitato a Santa Cecilia. I due politici hanno incontrato i nove capi religiosi della zona. Cariello e la Brocca hanno chiesto ai musulmani di trovare un'altra sede, lontano dal centro di Santa Cecilia, lontano dall'asilo frequentato dai bambini cattolici, lontano dai palazzi e dai residenti cristiani. I musulmani hanno chiesto al sindaco un immobile alternativo. L'alternativa non c'è.
La trattativa è a un punto di stallo. Il primo cittadino non può negare le attività di culto alla comunità musulmana. Potrebbe sollevare una questione di ordine pubblico, per bloccare l'inaugurazione della moschea. A parole sembra facile. Nei fatti, sarà una crociata complicata. Gli attacchi terroristici che colpiscono da diversi giorni la Francia e la Germania rendono incandescente il clima a Santa Cecilia. I residenti si sentono assediati, hanno paura. Se è vero che la maggioranza dei marocchini è riuscita a integrarsi, trovando un lavoro e una casa dove vivere, è altrettanto vero che una minoranza di musulmani vive dei proventi dello spaccio di droga e della sfruttamento della prostituzione, vive di risse e di serate moleste. La moschea verrà gestita da un'associazione culturale. Chi si nasconde dietro, è il tarlo che assilla gli ebolitani.
I capi religiosi hanno mostrato al sindaco i nomi di chi ha donato il denaro per comprare il capannone. Cariello, la sua maggioranza e i residenti sono scettici. L'unico che non sembra spaventato è il sindacalista della Cgil, Anselmo Botte: «I problemi della comunità marocchina sono altri. Andate a vedere in che condizioni vivono all'ex Apoff». Botte condanna anche il caporalato e il lavoro nero, due piaghe che vedono gli italiani come protagonisti. La nuova moschea, secondo il sindacalista della Cgil, è un segnale di civiltà e di integrazione. Pensiero isolato.