Hashtag e video
la caccia al voto
impazza sui social

Hashtag e video la caccia al voto impazza sui social
di ​Giovanna Di Giorgio
Mercoledì 25 Maggio 2016, 06:35
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Si riconoscono tutte dallo stesso particolare. Da quella dicitura «sponsorizzata» che, comparendo proprio sotto al nome del «personaggio politico» in questione, ne tradisce la smania di acchiappare i «mi piace». Nella speranza che i pollici in su di Facebook si traducano poi in consensi nelle urne. Se i manifesti selvaggi resistono, la maggior parte della campagna elettorale si sta però giocando nell’agone virtuale del regno di Mark Zuckerberg. Preferito a Instagram e soprattutto a Twitter. Il tutto, per la gioia dei social media manager.
Già. È a loro - figura professionale che si occupa di realizzare una strategia di comunicazione da mettere in atto sui social network - che i politici, soprattutto quelli più attempati o meno esperti, affidano la cura della loro immagine. C’è chi si consegna a specialisti veri, chi a sedicenti tali. E c’è pure chi fa affidamento solo sulle proprie forze. E i risultati, naturalmente, risentono della differenza. Nel bene e nel male. A partire dall’utilizzo dell’hashtag: se diventa un tormentone, come #lasvoltagiusta di Dante Santoro o #ImmaginaSalerno di Ermanno Guerra, la strada è quella giusta. Altrimenti, qualcosa non torna. 
Il primo indizio della presenza di un social media manager è dato dalla improvvisa comparsa su Fb del politico di turno o aspirante tale. A definirsi «personaggio politico» sono per lo più consiglieri e assessori uscenti. Man mano che il 5 giugno si avvicina, nuove pagine spuntano come funghi. Non tutti, infatti, sono partiti per tempo e ora corrono per non perdere la propria parte di visibilità. Come Nino Savastano ed Eva Avossa, ad esempio. Così, c’è chi si esibisce in video ben curati, realizzati da professionisti, e chi si affida al fai da te, sfruttando il proprio smartphone o, al più, quello più tecnologico dell’amico. C’è chi si mantiene con i piedi per terra e chi punta a voli pindarici che è lapalissiano non essere farina del proprio sacco. A partire dall’italiano correttamente utilizzato. Ma tant’è.
Così, a guardare i dieci aspiranti primo cittadino, se Enzo Napoli continua nella sua veste di sindaco social anche ora che è candidato, Roberto Celano, sempre attivissimo su Fb, adesso lo è di meno sul suo profilo personale e molto più sulla sua pagina. Così pure Dante Santoro, che quanto a invasione di social non lo supera nessuno: del resto, è il candidato con al seguito la generazione del 2.0. Antonio Iannone, che aveva già una pagina molto seguita per il ruolo a palazzo Sant’Agostino, ora parla da candidato. Gianpaolo Lambiase, invece, si associa già alla parola sindaco. Gianluigi Cassandra, Raffaele Adinolfi, Marco Falvella, Giuseppe Amodio continuano a curare da sè le proprie pagine, con selfie e video realizzati in maniera amatoriale. Antonio Cammarota, poi, ha fatto una scelta controcorrente: scomparire da Fb proprio alla vigilia della campagna elettorale. Del resto, ha puntato tutto sui manifesti.
Non solo Fb. Se Twitter non è usato, un po’ più lo sono Instagram e YouTube. Con quest’ultimo però surclassato dai video pubblicati direttamente sul social di Zuckerberg. Ma la vera novità della competizione elettorale è whatsapp. Pratico ed economico, permette di inviare lo stesso materiale pubblicato su Fb direttamente sul cellulare dell’elettore. Il podio per il messaggio più originale se l’è conquistato Emiliano Torre: il consigliere recapita ai suoi contatti un libro multimediale di Salerno, com’era e com’è. In netto calo, infine, sono gli sms, usati per lo più per ricordare appuntamenti o invocare il voto.
Chi, invece, non solo non ha il suo social media manager ma neppure qualcuno che gli consigli il da farsi - come accade soprattutto a molti neo candidati - non rinuncia comunque a trasformare il suo personale profilo Fb in una pagina dedicata alla politica. Ma con maggiore genuinità. Fin troppa, a volte. Come nel caso di Mimmo Ventura che, proprio ieri, ha pubblicato la foto di un tacchino sgozzato esposto nella vetrina di una macelleria. Alla povera bestia, proprio laddove un tempo c’era la testa, il beccaio ha appiccicato un santino del consigliere uscente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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