L'immersione a Cala fetente, selvaggia e maledetta

L'immersione a Cala fetente, selvaggia e maledetta
di Domenico Barbati
Sabato 20 Agosto 2016, 08:58
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 Una costa bella e maledetta quella a sud di Salerno. Bella perché è unica, selvaggia come i paraggi di cala Fetente dove i tre sub si sono immersi. Incontaminata e maledetta perché mediamente, ogni due anni, richiede un tributo in vite umane tra i più alti in Italia: quasi un dazio pesantissimo per chi vuole toccare con mano i segreti più nascosti, quelli che le acque hanno gelosamente nascosto per secoli. Sono sei i tragici precedenti che hanno riguardato la morte di tredici sub in quel tratto di mare le cui coste attraggono, ogni anno, migliaia di amanti dei fondali e delle tante grotte sottomarine tra le quali la Grotta Azzurra è la più famosa. Nelle sue cinque punte, Capo Palinuro custodisce gelosamente diverse grotte marine, se ne contano 35, e proprio quelle più belle sono funestate da eventi luttuosi. La Grotta del Sangue che deve il suo nome «sinistro» al colore delle pareti interne, alla Cala Fetente, la Grotta Sulfurea, quella dei Monaci fino alla Baia del Buondormire, mitologica e suggestiva dimora delle sirene. In questo spettacolo della natura che prende il nome da Palinuro, il nocchiero di Enea, due sub morirono nel 1984, tre nel 1996 (tutti polacchi), due a settembre del 1998, uno a giugno del 2010 e un altro nel 2014. Ma la tragedia più grande si consumò il 30 giugno 2012 in quella tristemente famosa Grotta degli Occhi (uno degli ingressi della Grotta del sangue) in cui trovarono la morte quattro giovani subacquei di cui uno greco. In tutti e sei i casi, si trattava come ieri di turisti esperti in immersioni che non avevano però fatto il conto con il «limo» che può sollevarsi dai fondali e che, facendo perdere l'orientamento, può portarli ad incastrarsi nelle strette fessure di cui le splendide grotte sono costellate. 1984. È il 16 agosto. Due giovani speleologi subacquei friulani, Stefano Modonetti, di 29 anni, e Luigi Savoi, di 28, perdono la vita mentre esplorano una grotta sottomarina nelle acque della «Cala Fetente». Le stesse dove ieri si è consumata l'ennesima tragedia. I due, che facevano parte di un gruppo di speleologi di Udine, avrebbero dovuto esplorare un cunicolo che porta in una grande grotta sottomarina.
Ma le cose vanno diversamente. I due subacquei percorrono una cinquantina di metri, prima di finire in un cunicolo cieco dal quale non riescono più a tornare indietro. 1996. Percorrono un cunicolo senza uscita, anche tre turisti polacchi: anche per loro la fie giunge improvvisa quanto inesorabile. 1998. È il mese di settembre. Le stesse acque maledette inghiottono per sempre la vita di Maurizio Melon e Giuseppe Tosi, entrambi di Legnano, piccolo centro in provincia di Milano. Secondo le ricostruzioni dell'epoca, il Melon ed il Tosi, con movimenti delle pinne poco coordinati, sollevarono una gran quantità di limo dal fondo marino, tale da impedire la vista al resto del gruppo. 2010. In giugno, il bergamasco Carlo Gallizioli non riemerge più dalle acque antistanti Marina di Camerota. A capo della spedizione che comprendeva quattro persone c'è una guida subacquea molto esperta. Il corpo del turista viene ritrovato da alcuni pescatori mentre galleggia in una paranza a poche centinaia di metri dall'imboccatura del porto. 2012. A giugno la tragedia più grande per numero di vittime. In un cunicolo infangato della piccola e suggestiva Grotta degli Occhi, perdono la vita il giovane greco Telios Panaiotis, Susy Cavaccini di Battipaglia, l'avvocato romano Andrea Pedroni e la guida Douglas Rizzo. Tutti erano esperti e per tutti doveva essere una delle ultime immersioni prima del ritorno a casa. Non fu così. I tentativi degli amici di salvare i due compagni restati incastrati in un anfratto della grotta finì per uccidere tutti. Nessuno di quella spedizione fece mai più ritorno a casa. 2014. Nelle acque dell'area marina protetta degli Infreschi e della Masseta muore un sub di 59 anni, Giancarlo Parlati. L'imprenditore, originario del napoletano, era un sub esperto, da tempo titolare di brevetto di istruttore subacqueo e con centinaia di immersioni alle spalle. L'ennesimo funereo tributo ad una costa che ispira invece l'amore per la vita e la natura, da ieri contempla nuovi nomi da ricordare.
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