Simonetta Lamberti, condanna a 30 anni all'ultimo superstite del commando che uccise la piccola

Simonetta Lamberti, condanna a 30 anni all'ultimo superstite del commando che uccise la piccola
di Angela Trocini
Venerdì 4 Luglio 2014, 12:30 - Ultimo agg. 5 Luglio, 08:51
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SALERNO - Condannato a trent'anni Antonio Pignataro che si è autoaccusato dell'omicidio di Simonetta Lamberti.



Dopo trentadue anni dall’efferato delitto si è quasi giunti alla parola fine. Il 55enne cutoliano, oltre ad autoaccusarsi, ha fatto i nomi di Gerardo Della Mura, Claudio Masturzo e Gaetano De Cesare come partecipanti al delitto. Solo lui, però, è rimasto ancora in vita.



A riscontro delle dichiarazioni di Pignataro, ci sono i racconti di Giovanni Gaudio e Angelo Moccia, esponente del clan omonimo di Afragola e per molto tempo detenuto nella stessa cella di Pignataro. Sarebbe stato proprio Moccia a raccogliere le prime confidenze sull’omicidio di Simonetta, spingendo e consigliando Pignataro a parlarne con gli inquirenti. Nei primi verbali il dissociato di camorra ha dichiarato, al pm Montemurro, di non poter vivere con quel peso sulla coscienza.



A convincerlo fu la visione di un film con una bambina che faceva una tragica fine. Il rimorso gli ha fatto vuotare il sacco raccontando come l’agguato all’allora procuratore di Sala Consilina, Alfonso Lamberti , fu preparato da Francesco Apicella. Le inchieste condotte dal giudice Lamberti , infatti, lo avevano infastidito e voleva vendicarsi. L’agguato fu preparato in sei mesi, due i mesi per gli appostamenti.



Il commando era formato, oltre che da Antonio Pignataro, da altri tre cutoliani: Gerardo Della Mura, Claudio Masturzo e Gaetano De Cesare mentre le auto erano due. Pignataro era nella 127 bianca d’appoggio, fornita da Giovanni Gaudio, che ha confermato la circostanza. Era il 29 maggio 1982 quando, a soli 11 anni, Simonetta

Lamberti fu uccisa da un commando di camorra mentre tornava a casa, a Cava dei Tirreni, in compagnia del padre. All’epoca procuratore a Sala Consilina, era Alfonso Lamberti l’obiettivo.



Ma il magistrato fu solo ferito: i due proiettili, esplosi da una P38, lo colpirono alla spalla sinistra e di striscio alla testa. Un altro proiettile colpì la piccola Simonetta alla tempia, provocandone la morte qualche ora dopo il ferimento. Il colpo che la raggiunse perforò la tempia sinistra attraversandole la testa, causando una grave emorragia e danni irreversibili al cervello.







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