Mastrogiovanni, infermieri colpevoli
I giudici: «Non hanno vigilato»

Francesco Mastrogiovanni
Francesco Mastrogiovanni
di Carmela Santi
Venerdì 10 Marzo 2017, 08:00
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VALLO DELLA LUCANIA - «Durante il periodo di contenzione il paziente deve essere controllato ogni quindici minuti dal personale infermieristico e almeno ogni otto ore dal personale medico. La decisione del ricorso alla contenzione deve essere rivista qualora non sussista più la condizione che l’ha determinata». È uno dei passaggi contenuti nella sentenza di condanna, del processo di Appello, per medici ed infermieri che ebbero in cura Francesco Mastrogiovanni, il maestro di Castel Nuovo Cilento deceduto nel 2009 dopo un trattamento sanitario obbligatorio nel reparto di psichiatira dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania.

La sentenza è stata emessa il 15 novembre. Due giorni fa sono state pubblicate le motivazioni. Oltre 160 pagine per confermare la condanna in secondo grado dei quattro medici, anche se con riduzione di pena e motivare la condanna degli infermieri. Questi ultimi erano stati assolti nel processo di primo grado celebrato presso il tribunale di Vallo della Lucania. Mastrogiovanni é stato legato al letto, per sette giorni è rimasto senza mangiare e bere ed è stato alimentato solo con delle flebo. La corte di Appello ha confermato la responsabilità di tutti i medici che si sono avvicendati durante il ricovero del maestro perché «nessuno di loro pur avendo constatato che il paziente era legato e che della contenzione non vi era traccia in cartella, ha provveduto alla doverosa annotazione. Il che dimostra che l’omissione non era il frutto di negligenza o dimenticanza del singolo, ma una scelta volontaria dettata dalla consapevolezza di ciascuno dell’assenza dei presupposti legittimanti». Non possono essere giustificate idonee le motivazioni «postume» degli imputati sulla pericolosità di Mastrogiovanni perché il paziente era stato sedato in maniera massiccia. Allo stesso modo sono stati ritenuti responsabili gli infermieri.

La corte di Appello ha capovolto la sentenza di primo grado che li aveva assolti perché il fatto non sussiste. «È vero piuttosto - si legge nella sentenza di secondo grado - che l’assenza di ogni annotazione in cartella della contenzione era un elemento oggettivamente tale da ingenerare negli infermieri quantomeno un fondato sospetto sulla liceità del trattamento soprattutto in considerazione della sua lunga durata». Ciascun infermiere avrebbe dovuto rappresentare al medico le sofferenze di Mastrogiovanni. Viene pertanto smentita la concezione dell’infermiere come soggetto tenuto alla mera esecuzione degli ordini superiori.
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