Mastursi interrogato per due ore dal pm: «De Luca non sapeva»

Nello Mastursi, ex capo della segreteria del presidente della Regione, con il governatore De Luca
Nello Mastursi, ex capo della segreteria del presidente della Regione, con il governatore De Luca
di Petronilla Carillo
Sabato 20 Febbraio 2016, 10:42 - Ultimo agg. 10:49
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Sarebbe durato poco più di due ore l’interrogatorio di Nello Mastursi a Roma, giovedì pomeriggio. Due ore nelle quali l’ex capo della segreteria politica del governatore della Campania Vincenzo De Luca avrebbe riferito nuovi dettagli sull’inchiesta che lo vede indagato per corruzione dalla Procura di Roma assieme ad altre sei persone, tra cui la giudice napoletana Anna Scognamiglio alla quale viene contestato invece il reato di violazione del segreto istruttorio. 

Nel corso dell’interrogatorio, tra le altre cose, Mastursi avrebbe riferito che De Luca era all’oscuro di tutte le sollecitazioni che lui quotidianamente riceveva. In fondo, anche avere un ruolo di filtro avrebbe fatto parte del suo lavoro. Cosa abbia ancora riferito ai magistrati romani l’ex capo della segreteria politica di De Luca resta però al momento riservato. 

Proprio Mastursi, dimessosi all’indomani delle prime indiscrezioni sull’indagine che lo stava toccando, in questi giorni è tornato nuovamente sotto le luci dei riflettori per la vicenda dei brogli elettorali alle primarie per la scelta dei candidati al Parlamento in provincia di Salerno. Il suo nome non è tra quelli iscritti nel registro degli indagati della Procura, ma le intercettazioni telefoniche che lo riguardano sono ora confluite in una più ampia indagine dell’Antimafia partita tra anni fa dopo il ritrovamento di tessere del Pd in bianco, firmate dall’ex segretario nazionale Bersani, e che in corso d’opera si sono arricchite della denuncia anche del deputato Guglielmo Vaccaro sui brogli alle votazioni per eleggere il segretario regionale al congresso del Pd. 

Nelle ultime intercettazioni finite ora sotto la lente di ingrandimento della Procura, e raccolte dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta sulla variante da otto milioni di euro al progetto di realizzazione di piazza della Libertà, Mastursi dà il via libera a Enrico Esposito, consigliere comunale di Nocera Inferiore in quota Pd ma anche imprenditore titolare della Esa Costruzioni (ditta impegnata nei lavori della piazza), all’inserimento nel conteggio delle schede elettorali di almeno duecento voti falsificati a favore di Fulvio Buonavitacola, il candidato sul quale puntava, per un seggio alla Camera, l’allora sindaco De Luca. 

Per quanto riguarda invece il filone romano che riguarda la posizione di Mastursi, l’inchiesta parte da Napoli poi, proprio per questioni di compatibilità e per la presenza tra gli indagati di un giudice in servizio nel capoluogo, viene trasferita a novembre nella Capitale. Tutto nasce da un’intercettazione in cui l’avvocato Guglielmo Manna, marito della giudice Scognamiglio, chiede a Mastursi un incarico di prestigio nella sanità campana, ipotizzando la possibilità di un intervento di sua moglie sulla questione della compatibilità di De Luca a rivestire il ruolo di governatore, incarico sul quale (all’epoca del fatti) pendeva la scure della legge Severino. La Scognamiglio, infatti, è stata estensore della sentenza con la quale il 22 luglio la prima sezione civile del Tribunale di Napoli ha confermato la decisione del giudice monocratico di sospendere l’efficacia della legge Severino nei riguardi di De Luca, condannato in primo grado a un anno per abuso d’ufficio per la questione del termovalorizzatore. 

«Abbiamo finito, è fatta»: è questa l’intercettazione telefonica che avrebbe inchiodato la giudice alle proprie responsabilità. Una telefonata fatta al marito proprio mentre era ancora in camera di consiglio. Di qui un sms di Manna allo staff di De Luca: «È andata come previsto». Di qui la decisione dei pm della Procura di Napoli Henry John Woodcock ed Enrica Palescandolo di inviare le carte a Roma. Una telefonata intercettata per caso dai due sostituti procuratore nell’ambito di una più ampia indagine di camorra sulle forniture, gli appalti e gli affari della sanità collegati proprio ai cartelli criminali regionali. 
 
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