Minacce del clan al gioielliere
«Paga o ammazziamo tuo figlio»

Minacce del clan al gioielliere «Paga o ammazziamo tuo figlio»
di Viviana De Vita
Domenica 26 Marzo 2017, 07:40 - Ultimo agg. 09:35
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SALERNO - «Non fate più del male a mio figlio o mi costringerete ad andare dai carabinieri». Sono le lacrime del gioielliere Nunziante Verderame davanti al boss Pietro Desiderio, uno dei particolari più drammatici che emergono dall’ordinanza di custodia cautelare che ha decapitato il clan operante tra la valle dell’Irno e l’agro nocerino sarnese. Nunziante e Alessandro Verderame, titolari e gestori del Compro Oro di Mercato San Severino «Lo Smeraldo», sono gli imprenditori più vessati dal cartello criminale che, attraverso i suoi emissari, fa continue irruzioni all’interno della gioielleria arrivando a picchiare più volte Alessandro Verderame per ottenere la tangente. Condotte continue e reiterate che spingono il padre Nunziante Verderame a piegare la testa pur di «garantire l’incolumità del figlio Alessandro» accordandosi infine per un metodo di pagamento dilazionato e arrivando a pregare in lacrime Desiderio affinché i suoi uomini non facciano più del male al ragazzo. 

L’episodio, contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare, emerge nell’ambito delle intercettazioni ambientali espletate nella casa del capo clan Pietro Desiderio ristretto ai domiciliari. È il 15 gennaio 2015: Desiderio è nella sua abitazione con i suoi soci. A un certo punto arriva Rosario Scifo, uno tra gli emissari più violenti del clan. Desiderio lo mette in guardia intimandogli di non avere condotte troppo violente che potrebbero nuocere al sodalizio. Desiderio spiega a Scifo che il gioielliere si era recato a casa sua mettendosi a piangere e dicendogli che se Scifo avesse continuato ad utilizzare un comportamento così violento avrebbe denunciato tutto ai carabinieri. Dopo aver affermato di aver rimproverato per il suo atteggiamento anche Giovanni Coppola, Pietro Desiderio aggiunge di aver riferito a Nunziante, che gli aveva confessato di avere difficoltà economiche, che non avrebbe più permesso a nessuno di picchiare il figlio Alessandro ma che comunque avrebbe dovuto continuare a pagare.

Nell’ordinanza di custodia cautelare redatta dal Gip sono decine gli episodi che evidenziano la spietatezza di Desiderio e dei suoi gregari pronti a tutto pur di costringere le vittime a versare la retta al clan. 
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